Quattro anni e mezzo non si cancellano in una settimana. Giuseppe Biava è ancora legato alla Lazio e, nonostante la scelta di rinunciare all’offerta biancoceleste per avvicinarsi alla propria famiglia, non dimentica l’ambiente che lo
ha coccolato nelle ultime stagioni. L’ormai ex difensore capitolino ha raccontato le proprie sensazioni ai microfoni di Lazio Style Radio 100.7 in una lunga intervista. “Quando torno a casa è sempre bello, l’estate è il momento in cui posso stare di più con la famiglia e me la sto godendo. Da un lato sono contenti che io sia tornato, dall’altro sono dispiaciuti di lasciare società e tifosi con cui sono stato bene. E’ una decisione che avevo maturato in questo anno, è stata sofferta ma dovevo farlo”.
Come è stato il ritorno a Bergamo?
“Io faccio le cose al contrario, ma me lo dice il cuore e la testa. Sapevo quello che lasciavo, non si lascia facilmente una società così. Dentro di me in questi mesi frullavano un sacco di cose, ma so che ho lasciato dei bei ricordi, così come la Lazio e i tifosi li hanno lasciati a me”.
E’ difficile stare lontano dalla propria famiglia…
“Ho avuto la fortuna di avere la famiglia sempre al mio fianco in quasi tutte le esperienze. Poi però abbiamo scelto per mia figlia la scuola del mio paese e io sono rimasto altri tre anni a Roma, avevo voglia di vedere mia moglie e mia figlia, anche se stavo molto bene professionalmente”
Un momento che vorresti rivivere?
“Quello che vorrei rivivere è facile, è passato solo un anno, rimarrà sempre nel mio cuore. E’ il mio unico trofeo, l’ho vinto contro la Roma e penso che il ricordo in tutti i laziali sia rimasto positivo. Il rimpianto più grande è la Champions e averla sfiorata due volte è un rammarico che mi porto dietro. Una partita che rigiocherei? Una partita decisiva, ad esempio Napoli-Lazio. L’arbitro ci ha messo del suo, ha sbagliato partita e ci ha compromesso la qualificazione”
Cosa non ha funzionato con Petkovic?
“Siamo partiti forte facendo un girone d’andata che nessuno si aspettava. Un po’ la Coppa, un po’ le difficoltà e non siamo più riusciti a raddrizzare la situazione. La colpa è nostra, anche il mister si è trovato in difficoltà. L’unica cosa positiva è che, almeno nella finale di Coppa Italia, abbiamo portato a casa un trofeo”.
Sotto accusa la difesa…
“Noi difensori abbiamo commesso errori. Poi anche la squadra non ha saputo tenere bene. A nostra scusante c’è che giocavano sempre gli stessi quattro, mentre tra l’anno scorso e quest’anno non ci siamo mai riusciti. Prima avevamo un grosso affiatamento, penso sia questa una delle cause”
Quanto deve cambiare la Lazio per tornare ai livelli che le competono?
“Deve inserire qualche giocatore di esperienza dietro e poi trovare una coppia affiatata come me e Dias. Iniziare subito forte, poi, aiuta nella stagione perché ti conferisce morale”
Come si esce da questa situazione ambientale?
“Sicuramente questa situazione non ha giovato alla squadra. E’ come quando due genitori litigano, quello che ne risente è sempre il figlio. Conoscendo sia tifosi che presidenti dico che tutti e due amano la Lazio. Il presidente è più freddo, ma vuole il bene della società, può non piacere, ma è caparbio, vuole arrivare in alto, proprio come i tifosi. Sappiamo la passione che hanno, lo hanno dimostrato il 12 maggio e sarebbe bello rivedere lo stadio così tutte le domeniche. Sono fiducioso che troveranno una soluzione”
Che futuro sarà per te? Ti vedi nel calcio o ne uscirai?
“Adesso sul futuro vedo poche cose, in questo momento sono in attesa e speriamo che il mio procuratore trovi una soluzione vicino casa. Ho ancora voglia di giocare, nonostante l’età posso ancora dire la mia. Quando il fisico non reggerà più allenerò i ragazzini”
La Nazionale ti manca?
“Per ogni giocatore andare in Nazionale è la massima aspirazione, ma non ci ho mai pensato. I miei anni migliori li ho fatti in età piuttosto avanzata. Quello che interessava a me era essere stimato nella mia squadra, è questo il miglior regalo che può avere un giocatore”.
Quale è l’attaccante che ti ha creato più problemi?
“Ce ne sono parecchi, magari fosse solo uno. Magari quelli rapidi tipo Palacio, quelli di movimento che ti creano parecchie difficoltà”.