Caro Mister Pioli, questa Lazio proprio non funziona, sembra un cantiere lasciato perennemente ai “lavori in corso”.
Il momento di nascondersi dietro alibi flebili come gli infortuni, la sfortuna o quant’altro, non è più. Ereditando quella panchina bollente, Lei ha ereditato , caro Mister, anche il bagaglio pesante del laziale che forse sì, spesso ha la colpa di dimenticare i meriti e mettere sotto la lente di ingrandimento le colpe, ma in questo momento sono assai troppe le pecche per non volerle vedere. Non esiste un dito tanto grande per nascondercisi dietro.
Questa squadra non funziona proprio; troppo svogliati, reazioni di troppi torppo tardi, la panchina di qualcuno forse immotivata, altri che se ne vogliono andare e qualcun altro che si fa le gitarelle a Londra. Forse si può recriminare su un gol annullato di troppo, o qualche rigoretto assegnato che non c’era, ma i fatti continuano a parlare chiaro e parlano delle notti da incubo al San Paolo, la disfatta di Verona e la testa ancora a Leverkusen. Un agosto terribile, debacle imperdonabili, la contestazione e questa Lazio troppo brutta per essere vera, come Lei stesso ha dichiarato. Forse è aria di cambiamenti ed in questo presente sembrano dover cominciare dalla panchina, o almeno su quella tutti puntiamo il dito; per le scelte discutibili, per le esclusioni azzardate e perchè forse , caro Mister, non è più in grado di guidare i suoi ragazzi ed è un allenatore nel pallone. La sua storia con la Lazio, caro Mister, è stata scritta con l’umiltà che ha sempre preferito ai proclama, sempre composto perchè sbraitare serve a poca cosa.
Lo Stefano Pioli che si portava a casa il meglio che c’era in giro senza strombazzamenti mediatici, arrivato a Roma con fare tranquillo nonostante quei tifosi che, in modo molto meno tranquillo, contestavano la scelta di Lotito. Eppure, caro Mister, ha avuto il merito di farci ricredere tutti. Ha avuto il merito di riportare alla luce Miro Klose che oramai davano per finito dicendo “è troppo vecchio, non corre più” . Inventò Stefano Mauri nel ruolo un pò costretto di falso nueve, che però chiuse la stagione migliore della sua carriera. Mise in luce Felipe Anderson e la nascita del fenomeno si deve a Lei, spazzò via tutti i dubbi su Lucas Biglia trasformandolo da incognita ad un giocatore che vale 50 milioni. La sua nuova Lazio, quel cantiere ancora sanguinante che usciva da una stagione a tratti pessima, divenne una scommessa vinta: un gioiello, una macchina perfetta, una terza classificata che dopo anni tornava a sfiorare il sogno Champions. Sembra passato un secolo mentre ricordo ciò che successe neanche un anno fa: come la vittoria drammatica al San Paolo, i festeggiamenti a Formello e quel paragone tanto pesante quanto onorevole, alla Lazio di Sven Goran Eriksson. Il suo lavoro , caro Mister, si poteva riassumere in due parole: impegno e risultati.
Ma adesso, le chiederemmo tutti, dove sono finiti i risultati ed il posto in classifica? Sul piede di guerra contro questa Lazio “senza attributi” come rimproverano i tifosi in scenari surreali di uno stadio vuoto anche in Coppa. A fari spenti e senza clamore , caro Mister, lei si trova più a suo agio e forse proprio con “rumori fuori scena” quella panchina ben salda ha iniziato a scricchiolare pericolosamente e fa rumore e fa clamore. Pioli sì, Pioli no, questo è il dilemma. Annoverarle fiducia è possibile, ma lei deve reagire, deve sbattere i pugni sul tavolo anche se questo è contrario al suo essere, deve rimettere ordine, riportare la Lazio in campo perchè questa è la vera sfida. Caro Stefano, mi permetto di darle del tu, è ora di abbandonare quel guscio fatto di silenzio che hai costruito intorno a te ed è ora di farti sentire, ma non con le parole, coi fatti. Venerdì c’è la ritrovata Juventus che tenta al remuntada scudetto ed un altro schiaffeggiamento in casa sarebbe la fine; di una panchina, ma anche di una speranza biancoceleste.
Vogliamo vedere la Lazio persa e poi ritrovata!