Nello stadio del silenzio anche la Lazio fa scena muta ed il venerdì biancoceleste diventa “black friday”. La squadra capitolina esce tra i fischi dei pochi presenti, scena oramai tristemente nota per i supporters laziali.
Questo il quadro che racconta l’anticipo della 15esima giornata: l’Olimpico profuma di Juventus Stadium. Lazio in crisi nera, la Juventus, almeno per una notte, aggancia in classifica la Roma e si piazza al quarto posto. Pioli non sfata il tabù, la panchina diventa rovente e gli spettri si cominciano a stringere intorno al tecnico emiliano, la pazienza di Lotito sembra essere al capolinea.
IL MATCH- I bianconeri non hanno faticato molto e sembravano impegnati in una partitella d’allenamento. Lo svantaggio doppio, autogol di Gentiletti e gol gioiello di Dybala, buttano ancor più giù una Lazio apatica. I padroni di casa mettono in campo solamente le tante lacune e patiscono il clima di nervosismo. La Juventus alza il muro davanti la porta di Buffon e Dybala è imprendibile per il duo degli orrori Gentiletti-Mauricio. Klose reagisce ma da solo non basta, Kishna e Milinkovic peccano in personalità e dopo apppena mezz’ora, l’Olimpico è annichilito. All’inizio della ripresa dentro Anderson e Keita , -Potevi pensarci prima caro Mister- qualcuno avrà pensato, ma la Juve non li patisce e controlla il match senza troppe difficoltà: solo solletico ai guantoni di Buffon!
PAROLE, PAROLE, PAROLE- A chi dare le colpe e dietro quale alibi nascondersi? A quali giustificazioni aggrapparsi nel momento in cui le parole non servono più? La Sampdoria, prossima rivale, assume per la Lazio i contorni della famosa “ultima spiaggia”, ma anche l’eventuale vittoria non andrebbe a sopperire le colpe di una rosa con problemi grandi tra campo, spoigliatoio e panchina. Dapprima ci si nascondeva dietro le grandi mancanze come quella di Biglia, ma adesso è intollerabile che l’assenza di De Vrij, seppur pesantissima, vada a giustificare le basse prestazioni degli undici in campo. Le parole sono inutili, serve un gesto adesso a far la storia: dal mercato di gennaio e dai cambiamenti radicali. La lazio continua a crolare tra nuovi acquisti che scappano dal ritiro, qualcuno talmente evanescente da esser diventato un fantasma, malcontento dei “blindati a tutti i costi” e risse da bar in allenamento. Brutto, brutto ritratto. Si cerca il bene della Lazio in ogni dove, perchè all’alba dei suoi 116 anni, o la si salva o affonda.
Ritornello oramai noto e canzoncina rivolta alla dirigenza che non può più girarsi dall’altra parte: Lotito metti mano al portafoglio!