Domenica e derby; quasi non contasse né la classifica, né gli obiettivi perduti, tutto si resetta e la capitale si infiamma.
Questione d’onore, da difendere e da riscattare, il significato di una partita che non dura 90 minuti ma tutto l’anno. La Lazio arriva da sconfitte cocenti, pareggi inutili e riparte da domenica quasi volendo azzerare una stagione da dimenticare. In clima di derby viene un po’ di malinconia, così lasciando per un attimo da parte il 26 maggio e la storia scritta, avviamoci sul viale dei ricordi raccontando quelli più significativi oltre il risultato:
span class=”_5yl5″ />ROMA LAZIO 1-2 – Stagione 2011/2012 e la vittoria in entrambi i derby stagionali, cosa che mancava da ben 14 anni. Hernanes dal dischetto, Borini ristabilì la parità e capitan Mauri segnò la rete del 2 a 1 per i biancocelesti. Ci vollero 14 anni, ma la capitale finalmente si vestì davvero di bianco ed azzurro!</span></p> <p><span class="_5yl5">V SE"NO DI KLOSE- I laziali devono molto a Klose e nessuno scorderà mai l’ottobre 2011 con il panzer vero deus ex machina: in un minuto tutto può cambiare e nella storia del derby successe parecchie volte. Il match era finito sull’1-1, tutti pronti a dire “è andata così”, ma chi ti arriva? Miro Klose che al 93esimo dice “basta” e segna la rete del vantaggio biancoceleste, un colpo secco, un colpo al cuore che regala anche a Reja la prima stracittadina in carriera ed il primo successo dopo cinque derby persi.</span></p> <p><span class="_5yl5">2 NOVEMBRE ’97 – Que"l’anno l’Olimpico vide grandi giocatori come Nesta, Nedvev, Jugovic, Mancini e poi c’era Totti, Delvecchio, la partita si preannunciava davvero spettacolare. Dopo soli 10 minuti arriva un brutto colpo per i biancocelesti: un uomo in meno. Poteva mettersi male, ma in porta vi era un certo Marchegiani, strepitoso a dir poco, un muro invalicabile. All’inizio della ripresa l’Olimpico parlò solo di Lazio: dapprima la personale azione di mancini in contropiede e poi ancora la rete acrobatica di Casiraghi. La Roma si ritrovò con un uomo in più e due gol in meno che divennero presto 3 con Nedvev e non bastò la capocciata di Delvecchio: Roma 1- Lazio 3 e tutti felici e contenti sotto la doccia!</span></p> <p><span class="_5yl5">C’ERA UNA VOLTA."- Per chi come me non lo ha vissuto, questo gli è stato tramandato di padre in figlio come una favola della buonanotte. C’era una volta Lenzini, Maestrelli, Re Cecconi, Pulici e Giorgio Chinaglia, c’era il ’74 e l’anno del primo scudetto. Quel 31 marzo però, nessuno pensava alla classifica, nella capitale era tempo di derby e negli spogliatoi Maestrelli era irrequieto nonostante per la prima volta fosse proprio la Lazio favorita; i figli del tecnico non erano ancora arrivati, quasi fosse un segno di sventura! Al 5’ minuto infatti, una raffica di vento improvvisa favorì proprio la Roma ed il pallone cambiando traiettoria beffò Pulici che pur parando, finì coi piedi al di là della linea di porta. Gli animi si surriscaldarono in un attimo, ma ci pensò D’Amico a ristabilire la parità e 3 minuti dopo Nanni atterrato in area guadagnò il rigore e sugli spalti fu caos. A presentarsi sul dischetto è Giorgio Chinaglia, da solo nel polverone che era diventato lo stadio, ma a lui non fece paura, no, e buttò la palla in porta con tale violenza che la sfera rimbalzò nella rete tornando da lui, quasi ci avesse parlato. La raccolse, la scaraventò proprio nella Curva Sud, non ci furono parole, ci fu solo un indice puntato verso i tifosi ostili, una mano perfettamente allineata ad uno sguardo, Long John immobile, fiero: la quarta sconfitta di seguito inflitta ai giallorossi, record ancora imbattuto.</span></p> <p /><span class="_5yl5" />Giorgio Chinaglia sotto la Sud beffardo, indice puntato quel gi"rno fu incoronato idolo laziale, ieri come oggi.</span></p>"”