La rivoluzione biancoceleste sta per cominciare ed ogni rivoluzione chiude in se’ un inizio sì, ma anche una fine. Allora arrivano i saluti: alcuni difficili, altri necessari, alcuni sono quelli che non vorremmo mai dire.
“Caro Stefano”, doveva arrivare prima o poi il momento e come in tantissime storie d’amore, ad un certo punto si spengono i riflettori ed ognuno prende la sua strada. “Caro Stefano” e te lo dico col cuore in mano, ci sarebbero mille momenti da ricordare e non basterebbe una giornata intera. Dieci anni che passano dal primo gol nel derby, a quella coppa alzata al cielo. Troppe cose, Stefano, racchiuse in tutto questo tempo e queste cose adesso, sembrano solo ieri.
Sembra solo ieri quel gennaio del 2006, quando un ragazzo dai tratti mediterranei ed una bellezza indiscutibile, forse un mezzo sconosciuto ai più, scese in campo con la maglia dell’Aquila , eh già tanto tempo è passato, ma alla fine doveva succedere, arrivano i saluti. Mauri- Lazio finisce qui e stavolta per davvero, è l’ultimo capitolo, ma ne sono stati scritti tantissimi. Stefano c’è stato sempre: c’è stato nel gol gioiello contro in Napoli in quella rovesciata sospesa, quando per un attimo il numero 6 sulla maglia capovolto divenne il 9 di Chinaglia. C’è stato nelle corse per Miro Klose. C’è stato quel 26 maggio nel corridoio per Candreva mentre Lulic arrivava sul secondo palo realizzando quella rete eterna che li ha mandati a casa. Biancoceleste mai come quel giorno.
Non è stata però solo una favola fatta di sorrisi e tanti bei momenti, arrivò anche il buio di un’inchiesta nella quale solo lui ha pagato. “Sono innocente”, ma quel fantasma era sempre dietro l’angolo, l’ombra del dubbio forse non l’ha quasi mai abbandonato davvero. Per gli altri sì, ma non certo per noi, o almeno per la stragrande maggioranza di noi. “Dacci le quote” qualcuno si divertiva, in un derby però si sa, queste cose sono normali e quello che davvero ha fatto onore a Capitan Mauri 6, è stata la risposta: un sorriso. Con la Lazio ha vissuto la stagione migliore della sua carriera e poi ancora irrequietezza: addio e ritorno.
Di Stefano si possono apprezzare tantissime cose, ma una su tutte è l’aplomb, l’essere signori anche nei momenti in cui la signorilità serve a poco. Mai una parola fuori posto, mai un gesto in campo troppo sopra le righe. E’ stato un capitano capace di abbracciare la “causa Lazio” incoraggiando tutti a crederci ancora anche quando quest’anno, la Lazio un pò gli aveva voltato le spalle.
Adesso sembra quasi inevitabile l’addio perchè il tempo passa e si arriva sempre a questo punto, i giocatori poi non appartengono ai tifosi, si sa. A noi non resta che augurarti col cuore in mano, caro Stefano, tanta fortuna e di restare sempre quello che sei: semplicemente Mauri!