La Lazio si prepara per la trasferta contro il Chievo. E’ passato poco più di un anno dal quel 30 agosto 2015 quando iniziò la parabola discendente già alla seconda giornata, brutto presagio di una stagione che sarebbe stata a tratti drammatica.

 I biancocelesti erano arrivati al Bentegodi con la ferita Leverkusen ancora sanguinante e non solo. Si arrivava a Verona dopo il primo match dell’Olimpico vinto contro il Bologna, una vittoria amara perchè oltre le geometrie messe in campo ed i gol, tra cui il primo di Kishna, Pioli era rimasto orfano di Lucas Biglia. Gioia e dolore: il Principito aveva messo sicurezza a centrocampo, aveva segnato, aveva recitato un copione perfetto fino a quel maledetto minuto 51. Il polpaccio aveva fatto crac e Lucas aveva abbandonato in lacrime il campo su una barella. 

 

Era iniziata così la stagione della Lazio e senza il suo uomo migliore era arrivata al cospetto del Chievo squadra che, almeno sulla carta, non metteva tanta paura. Invece si impose e travolse gli undici di Pioli con un poker calato ad arte. Iniziò proprio a Verona quel sentore di protesta che tuonava all’orizzonte e tanto tuonò che alla fine piovve. La testa era rimasta alla BayArena e l’eroe, Stefano Pioli che era riuscito nella missione impossibile di sfiorare la Champions con una rosa assolutamente low cost, comiciò ad essere messo in dubbio e la panchina scricchiolava già. Sette gol in due partite, in una sola settimana, certo ci aveva detto proprio male!

 

Fu anche l’ultima partita della stagione per De Vrij. La Lazio lo ha visto partire per l’Olanda e lo ha visto tornare infortunato: altra tegola che avrebbe inclinato ancora di più l’annata che venne. 

 

Verona un anno fa e Verona adesso: tante cose sono cambiate, qualcuna avremmo voluto lasciarla invariata e qualche altra è bene sia cambiata. Stavolta non c’è l’amarezza per la Champions sfumata, stavolta c’è la dannata voglia di tornarci in Europa, assolutamente, a tutti i costi.  Il Chievo non come crollo, ma come partenza. La Lazio che fu e la Lazio che sarà, i discorsi si resettano, l’atteggiamento è cambiato, la paura e l’incertezza forse sono anche più lontane. Mercato buono, mercato insoddisfacente… Questioni chiuse al 31 agosto, questioni di affari che adesso tacciono e lasciano spazio al campo. 

 

Nonostante le partenze importanti, nonostante il malcontento di qualcuno o l’ottimismo quasi immotivato di qualcun altro, c’è forse qualcosa di simbolico nella sfida al Bentegodi: “Vendetta tremenda vendetta” fu il ritorno all’Olimpico ed il Chievo subì lo stesso poker. Match dell’orgoglio o che dir si voglia, forza ragazzi si riparte da Verona!

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