Data per spacciata a luglio e risorta dalle ceneri, la Lazio ha nove vite come i gatti. Sorprendente, pirotecnica, spettacolare, uno show in continua evoluzione. 

I tifosi lo sanno e pian piano si riavvicinano a quel mondo che in estate sembrava lontano ed ostico. In questo avvio rivediamo a grandi linee quella che fu la Lazio di Pioli, condannata nella prima giornata ad un ottavo posto e che invece fu da Champions. Rivediamo l’umiltà dei suoi interpreti e del suo mister, lontani dai proclama e pronti a lavorare in campo. Poi ci sono i giovanissimi, sbocciati in Primavera che stano maturando al sole del Colosseo. Pronti a sputare il sangue, attaccati alla maglia e credetemi, non è una cosa affatto scontata. 

 

PROTAGONISTI- Ciro Immobile. Qualcuno lo dava per finito, invece le due stagioni e le esperienze non felici, lo hanno fatto tornare con la “cazzimma” dei tempi belli a Torino. Il campo il suo palcoscenico, 8 reti in 10 gare. La Lazio abbraccia il suo post-Klose, perchè Ciro il “caldo” esulta sotto la curva quasi gli appartenesse e che strappa “applausi a scena aperta”. Poi c’è Felipe. Io ho forse un debole e l’ho sempre visto sull’alto di un piedistallo, ma nessuno potrà contradirmi se dico che è tornato! Il numero 10 sulla maglia pesa e non poco, ma lui è il nostro numero 10: gioiello, “tesoretto”, chiamatelo come volete, ma  è Pipe a lasciarti sempre a bocca aperta!Keita, eh Keita! Aveva agitato le acque e non poco, voleva andare via, destò le ire di Peruzzi e della società. Qulacuno pensò anche “Se vuole che vada via, non farà il bene della Lazio”. Invece lo sbarbatello ha placato il carattere focoso lasciando trasparire la professionalità forse in ombra a causa delle bravate estive.

 

INZAGHI- Parlando di protagonisti è senza’altro Inzaghi il primo attore di questa compagnia, colui che dirige la commedia. Se ne sono dette do ogni, “privilegiato”, “piccolo uomo”  perchè dopo il forfait Bielsa il suo arrivo non fu accolto bene. Simone però ha saputo riportare il dialogo, come fece Pioli prima di lui, si è costruito un’ilsola di lavoro distante dal malumore. Ricordiamo che ebbe gli attributi quadrati a dire di “sì”, perchè sarebbe stato facile rinunciare a questa panchina bollente e scomoda che fa di te il capo espiatorio per ogni piccola colpa.

 

Contestazione? Dimenticata non lo è stata mai, ma partite come queste fanno capire che è assai meglio tifare l’amore per la Lazio piuttosto che urlare l’odio verso chi la gestisce!

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