Tutti sanno cosa vuol dire perdere un derby a Roma, soprattutto dal punto di vista psicologico. Non era quindi facile riscattarsi immediatamente, ma la Lazio c’è riuscita nel migliore dei modi, adoperandosi con umiltà e determinazione per una quanto mai provvidenziale riscossa .Intendiamoci, non è che si possa parlare di grandissima prestazione da parte dei biancocelesti, ma la squadra ha fatto sicuramente del suo meglio per tirarsi fuori in fretta dal pantano che rischiava di compromettere quanto di buono è stato fatto fino ad ora. Ma sono state tutte rose e fiori? Ed è filato tutto liscio a meraviglia? Non direi proprio. Ma procediamo con ordine:
Tra le note positive c’é sicuramente la difesa che è tornata sui livelli delle partite precedenti il derby, attenta e oculata nella gestione del risultato, anche se Wallace sembra non aver compreso appieno che il calcio italiano non ammette distrazioni gratuite. Un suo intervento in dribling in area ha fatto temere nuovamente il peggio, ma stavolta per fortuna è andata bene. A questo punto sarebbe auspicabile che Inzaghi parlasse apertamente con il giocatore per fargli capire definitivamente che leggerezze di questo tipo non sono più ammesse. Come si dice:…errare è umano,perseverare … Preoccupa piuttosto l’ennesimo infortunio muscolare occorso a Marchetti, anche perché Strakosha, nonostante le buone capacità intuitive, di piazzamento e presa dimostrate (ad eccezione del goal subito…) non sembra ancora un portiere maturo per giocare in una squadra di alta classifica. Grande è quindi il rammarico per essersi privati, forse troppo frettolosamente, di un bravo ed esperto portiere come Berisha. Confidiamo dunque in un ravvedimento operoso da parte della dirigenza nel mercato di gennaio.
Il centrocampo ha svolto più che egregiamente il suo lavoro, con Parolo nuovamente in goal e infaticabile nel macinare chilometri su chilometri e Milincovic Savic sempre più autorevole nel suo ruolo di interdizione/proposizione. C’è voluto del tempo perché il serbo si acclimatasse adeguatamente, ma ora sembra che sia riuscito a ritagliarsi uno spazio fondamentale nel centrocampo laziale, risultando spesso anche decisivo in fase realizzativa. Lode quindi a Tare e Lotito e al loro intuito lungimirante.(quel che è dovuto… è dovuto…) Da Biglia invece è lecito attendersi di più, molto di più. Probabilmente, dopo l’ennesimo infortunio, non è ancora al meglio della condizione, ma da un giocatore della sua classe ci si aspetta sempre l’illuminazione decisiva, l’apporto essenziale, la visione spiazzante, non quindi, un lavoro di ordinaria amministrazione.
L’attacco, a mio avviso, in questo momento, è il reparto più problematico perché manca di una punta centrale vera, un attaccante che sappia sfruttare nel miglior modo possibile le grandi giocate di Anderson tornato (ad eccezione del derby) sui grandi livelli espressi due anni fa. Ciro Immobile è sicuramente un ottimo attaccante, ma fatica (e non poco) nel ritagliarsi un ruolo come punta centrale del tipo dei grandi attaccanti avuti dalla Lazio nel passato. Attualmente inoltre attraversa una fase involutiva alla quale non c’è rimedio se non si segna. Anche in questo caso è auspicabile un acquisto importante nel mercato di gennaio.
TOP- Da una parte sicuramente annovero la coppia Anderson e Milincovic Savic per i motivi espressi sopra.
FLOP- Assegnerei invece le votazioni più basse a Wallace e Biglia, al primo per aver dimostrato di non aver ancora ben capito la lezione del derby, al secondo, per non essere riuscito neanche domenica, infortunio a parte, ad esprimersi sui livelli che gli competono.
Concludo dicendo che la statistica ci fa sapere che nel campionato italiano di calcio, a questo punto, solo chi aveva in precedenza perso tre partite è poi risultato vincitore del torneo. Quindi…sursum corda, laziali!