Un fine settimana che ha stupito tutti quanti: la Lazio ha perso contro il Chievo, la Roma contro la Samp ed il Napoli pareggia al San Paolo con il Palermo. Tutti giù per terra ed intanto l’Inter rimonta e la Juve guadagna ancora più terreno. Questo è il prologo di disastri che non erano annunciati.
Amara la sorpresa riservata agli spettatori dell’Olimpico, ma se posso dire la mia, i ragazzi di Inzaghi non hanno demeritato ed il ritornello torna noto: la colpa di chi è? Allora ecco il dito puntato contro la dirigenza che offre sogni, ma non solide realtà.
Il Chievo non può essere considerata una “big” e lo ha dimostrato in campo, arrogandosi un merito striminzito e ciè quello di aver fatto un solo tiro in porta all’ultimo minuto, arrivando però con in dote un Sorrentino scatenato che ha salvato dalla goleada. Ci hanno provato tutti: dal goffo Djordjevic al talento di Felipe.
Mancava un vero e proprio finalizzatore, Anderson è tornato a fare il suo lavoro e cioè quello di costruttore, di assist-man, ma per quanto questo suo compito sia stato svolto bene, dall’altra parte ha trovato poco e niente, ha trovato una squadra che si presentava con un Rossi acerbo entrato troppo tardi ed un Luis Alberto che resta evanescente. Lombardi ha la tigna, ma anche per lui vale quello stesso discorso dell’essere ancora troppo “nuovo” per riacchiappare le sorti di un match.
Andiamo però alla Lazio e al Chievo. Una compagine che per 90 minuti ha fatto “catenaccio” senza vergogna alcuna in balia dei biancocelesti sempre in area, ma il calcio lo racconta: la difesa è forse il miglior attacco. Questo è stato, una sola ripartenza quando i ragazzi di Inzaghi erano sempre troppo aggressiivi e sbilanciati, una ripartenza che ha preso tutti alla sprovvista ed ha colpita laddove il dente duole.
La Lazio non demerita, gli si può punire la disattenzione che ogni tanto l’accompagna, ma se devo dire la mia, non ha recitato il ruolo di “vinta” così come era stata allo Juventus Stadium. L’amaro in bocca è cosa giustificata e lecita, ma gettare addosso la croce a questa squadra forse è eccessivo. UNa commedia ben strutturata nei suoi atti, ma non nel finale, una commedia che rimane senza applausi forse perchè la vera assenza è stata quella dell’attore protagonista, di quel sostituto di Immobile che non è mai arrivato. La società vive di un mondo distaccato dal mondo stesso, ove non viene considerata mai la probabile assenza del pezzo più pregiato della propria scacchiera. Nessuno dei nostri interpreti principali ha un degno sostituto.
“Il calcio è strano”, questa l’unica frase giusta per congedarsi, ricordando una Lazio che ha dominato in lungo ed in largo, ma è stato il Chievo a guadagnarsi tre punti inaspettati.