Bella, ma non per essere “grande”: solita musica, stessa Lazio. Quei “troppo” che vogliono solamente dire “mai abbastanza”. C’è chi la chiama sfiga, chi accusa di poco cinismo, fatto sta che le occasioni si creano, tantissime, ma il gol non arriva. Portieri sempre eccellenti o tiri che potrebbero essere migliori? La sentenza ai posteri.

 Incompiuta, inconcludente e sprecona, “generosa” con la porta avversaria e la fortuna che si mette di traverso poichè come tutto il resto, anche la fortuna è permalosa e se non gli si va incontro da sola non la fa tutta la strada. Ed ancora un “troppo”, troppo superficiali quando allo scoccare dell’85esimo minuto Suso scorrazzando in area tra maglie biancocelesti, ha trovato il cinismo che i nostri non hanno avuto firmando quel pareggio che per Inzaghi ha un retrogusto di sconfitta. 

Dominare e non vincere, ritornello suonato anche contro il Chievo, avere le carte in regola e non saper giocare la mano giusta. Solita Lazio e solita defaillance con le big. Nonostante tutto però la croce non la butto addosso a nessuno e salvo il copione con tutti i suoi interpreti, protagonisti e comparse che questi siano stati. Protagonista assoluto Felipe Anderson che in 90 minuti ha mostrato la bellezza che non è solo finalizzazione, Milinkovic-Savic e Biglia che nomino pur sapendo quanto siano spaccate le opinioni su di lui, ma se devo esser sincera devo contare la fucilata dal dischetto e non biasimarlo nelle altre due occasioni ove davanti ha trovato un Donnarumma pronto a tutto. Protagonista il centrocampo che non ha mai fatto mancare il supporto ai suoi attaccanti.

C’è poi Keita bello a metà e Ciro Immobile che ha fatto passare una notte da eroe al portiere rossonero. Una canzone non la si impara mai completamente, puoi cantarla mille volte, ma se perdi un attimo di concentrazione, eccola lì: la stecca. Sempre la stessa, sempre quella che beffa la Lazio quando sembra esser tornata sui suoi passi ed aver capito qual’era l’errore. La classifica va avanti e presenta il conto: si perdono due posizioni per una sola distrazione e si allontana quel terzo posto che si è guardato sino alle 20:45 di ieri e che oggi sembra distante come lo sembra addirittura il treno per l’Europa League. 

Simome Inzaghi è il cuore di questa squadra, lui che adesso ha troppi “potevo, dovevo e volevo” e si dovrà interrogare sul perchè quando l’asticella si fa più in alto, la concretezza crolla di botto. Tutto poteva essere e non è stato, ma non è un bicchiere mezzo vuoto, è solo un bicchiere da riempire!

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