“Sprecona, distratta, solita musica, solita Lazio che non sa giocarsela con le big”, eppure una big l’abbiamo battuta, in 180 minuti, con due partite che pesavano una finale! Questa Lazio ha l’uomo in più: Inzaghi. Questa Lazio è il piccolo miracolo di mister Simoncino. La Champions sfuma in una sera e si torna all’obiettivo con meno fronzoli, ma che era il primo ad inizio stagione: l’Europa League. Ieri ha vinto la squadra più preparata, forse più meritevole, tutto qui.

 Il pessimismo, la frustrazione creata da chi ha sempre alzato l’asticella troppo in alto, non serve a nulla, come a nulla serve il solito ritornello del “non avere una panchina”. E’ vero anche che due emergenze arrivate nell’occasione in cui si sono giocate tre partite in una settimana hanno messo in luce le lacune di una rosa, ma c’è chi le chiama “lacune” ed io che li chiamo “giovanissimi”. Striminzita se parliamo di giocatori blasonati, ricca se parliamo di giocatori che saranno. Non getto la croce su chi oggi è amareggiato, su chi ha la rabbia per la solita arroganza della società che gridava alla “Champions” senza aver fatto mercato a gennaio, dico solamente che tutti gli applausi vanno a Simone Inzaghi ed al suo miracolo, a quella Lazio data per ottava/nona e che ora se ne sta lì in solitaria al quarto posto guardando dall’alto Inter e Milan.

Poi parlo di Biglia, tanto contestato, “vendetelo, che lo rinnovate a fare?” eppure tutti quelli che dicevano così, ieri si sono accorti di quanto importante sia il capitano, forse anche più di De Vrij che, tra qualche svirgolata di troppo, ha comunque sostituzioni valide in difesa. Ieri mancava il “regista” colui che detta il gioco, quello che qualcuno ha contestato. Quegli stessi che oggi contestano Murgia dicendo che ha giocato male dimenticando che deve crescere, che non è facile per un esordiente una partita contro il Napoli, contro giocatori del peso di Insigne, Callejon, Hamsik e tanti altri più esperti di lui. Non è stato fatto un regalo a Murgia con quella maglia titolare, ma è stato fatto ciò che doveva essere fatto, pronto o no, è stato scaraventato in un match che poteva valere la Champions, lui che questi match li ha masticati poco e niente.

Gli altri in campo ci hanno provato, ma hanno purtroppo subito il calo col primo gol dei partenopei, sono stati un pò distratti, a volte spreconi, ma hanno combattuto ed alla fine ha vinto quella che per il risultato era la più forte.Alla fine conta il risultato. 

Non fatevi però contagiare dai disfattisti, quelli che alzano l’asticella e creano frustrazioni inutili, quelli che gridano alla Champions e perchè no, anche ad un secondo posto. Questa Lazio è grande e gioca per quello che si era prefissata: l’Europa League. Senza contestare, senza amaro in bocca, questo era all’inizio. E se sognare è gratis, non si deve però rimanere male se il sogno grande muore: non era ancora tempo, ma l’Europa è lì, a portata di mano. Come la Coppa Italia, che magari non sarà il torneo più blasonato, ma è sempre un traguardo raggiunto con fatica, dopo aver affrontato Inter, Roma ed averle battute. Non per fortuna, non per caso, non perchè davanti ti sei trovato il Cesena!

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