Solo merito, mai resa, neanche quando qualche sconfitta pesava un pò. Un saluto ai disfattisti, anche nell’ambiente biancoceleste, a quelli ci vedevano come roba fragile e rotta, condannata solo alla lotta mediocrità di un piazzamento medio-basso in classifica.
“Ciaone” mi vien da dire a quelli che appena meno di un anno fa, accoglievano la panchina di Inzaghi con la freddezza e la smorfia di chi sa che sarà tutto sprecato, quelli che dopo il forfait Bielsa non ci credevano più. Mentre io ancora mi domando: Ma questo Bielsa che ha fatto? Forse non si può giudicare ciò che non è stato, ma con Marcelo avremmo probabilmente fatto la fine dell’Inter con De Boer, chiedo venia, ma è un mio pensiero. Ancora “ciao” a chi ha chiamato Immobile “solita bufala di Lotito” ed un mio saluto a chi pontificava su Felipetto “fuoco di paglia”. Un ciao enorme soprattutto a chi è andato all’Inter per vincere credendo di aver abbandonato la nave che affondava. Adesso il disfattismo non c’è più, adesso sono pronti i carri dei vincitori ed i vincenti pronti a salirci.
E’ sfumata la Champions ed ha lasciato qualche “dovevo, potevo, volevo”, soprattutto per una sconfitta amara quanto ingiusta come col Chievo, ma non era ancora il tempo per l’Europa blasonata, tempo che speriamo si affretti a giungere. Un minuto e 57 secondi, tanto è bastato ieri perchè la Lazio cominciasse a macellare la Samp, per allargare i suoi confini anche fuori dall’Italia. Per assurdo, valutando questa stagione il quarto posto sembra ancdarci stretto, perchè tanto si è volato in alto, che non ricordavamo più qual’era il principio di tutto e speravamo nella Champions. Grazie anche per questa speranza mister!
Poco importa ora la classifica, il punteggio, quello che è andato perso: ieri la Lazio ha ritrovato la sua gente! LO stadio si era vestito di biancoceleste come non accadeva da tanto, troppo tempo. E questo è l’augurio per una nuova stagione, è l’augurio ad essere così anche quando le cose non andranno benissimo, poichè un campionato perfetto è assai utopico.
Simone Inzaghi, per lui non ci sono oramai più parole, o forse ce ne sono ancora tantissime, lui che ha dovuto vincere prima di tutto gli odiosi pregiudizi di chi lo vedeva un “manichino”, uno che forse giocava a fare l’allenatore in Serie A. E poi parliamo di loro, il gruppo: Immobile che in barba alla classifica cannonieri, ha lasciato tirare il rigore a Felipe, perchè questo fa un compagno. Keita che si è perso e ritrovato. Le sorprese come Milinkovic-Savic e Lukaku, le certezze come De Vrij e le crescite come Hoedt. I senatori dal grande cuore quali Senad “er 71” che ci regalò la gioia più grande e Radu che è forse più laziale di tanti tifosi. L’esordiente Strakosha che non ha mai smesso di stupirci e tanti altri “conogli nel cilindro” che questa Lazio ha saputo tirar fuori.
Bentornati in Europa ragazzi: grazie a voi e grazie mister!