Sven Goran Eriksson spenge 70 candeline. Mitico allenatore dello scudetto del 2000, intervistato da ‘La Stampa’ ha ricordato gli anni vissuti in Italia:

 «La prima esperienza a Roma: ricordi? Piazza calda, caotica ma emozionante. Se vinci li, la vita è bella. Con la Roma ho sfiorato lo scudetto. Con la Lazio l’ho vinto. E quando sei primo, e non alleni Juve, Milan o Inter, è sempre qualcosa di più grande perché il 90% dei campionati li vincono loro. Il giocatore che che è rimasto nel cuore? Mancini: lui era la Samp. Vedeva giocate che altri neanche pensavano. Era giocatore, allenatore e magazziniere, viveva per il club. E poi il Gullit del primo anno, stratosferico, voglioso di dimostrare al Milan che non era finito. Roberto e Ruud sono tra i più forti che ho allenato con Nesta, Beckham e Scholes». 

Tornerebbe ad allenare in Italia?

«Certo ma è difficile che succeda. Gli anni passano, sono stato tanto fuori dall’Europa e la gente dimentica. La vita è così, ma continua».

Ci sono tanti suoi allievi che allenano.

«E mi fa enorme piacere. L’ultimo è Simone Inzaghi: mi sta stupendo, bravissimo. Ma quello che mi somiglia di più è Mancini, abbiamo vissuto 9 anni insieme»

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