Quando segni ai calci di rigore strappando il pass per la finale di Coppa Italia, dovresti esultare, buttarti in terra e gioire in barba all’avversario. Questa però è un’altra storia, è quella di Romagnoli.

 Fuori dalla Roma, poté finalmente urlare ai quattro venti la sua fede laziale, dichiarare apertamente che il suo mito non era Totti, bensì Alessandro Nesta.

Alessio e la Curva Nord: quella in cui sedeva con il papà per vedere la sua Lazio.

Bislacco ed infame destino, stasera a lui il rigore decisivo proprio davanti alla sua gente biancoceleste, perché non importa dove sei, la fede è fede e quella rimane la tua gente.

Fai il calciatore di professione e sei stipendiato dal Milan. Chissà cosa sarà passato nella sua testa quando ha preso posizione sul dischetto.

Alessio ha dovuto calciare davanti la sua “gente”.

Segna, vince, ma una cosa prima di tutto: l’amore.

Strappa la vittoria alla Lazio, ma non esulta, in un momento così importante non ha esultato in barba a mister e compagni.

Non importa come sia andata a finire e chi abbia scritto l’ultimo capitolo: battiamo le mani ai veri laziali!

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