Brutta Italia e primo flop del nuovo ct in carica, dispiace soprattutto nella serata in cui i calciatori nostrani indossavano la maglia in onore di Davide Astori. Non è stato l’omaggio che ci si aspettava.

L’Argentina ha dimostrato di non essere Messi/dipendente e che forse contro gli azzurri nemmeno urgeva il suo impiego. Bella roba mi viene da pensare.  “Non affatichiamolo che tanto andiamo a giocare contro  la Pro Vercelli”. Chiedo venia, è la prima che mi è venuta in mente, la mia non era un’offesa. Pochezza tecnica che si è scontrata a muso duro contro la superiorità del gioco dei ragazzi di Sampaoli.

È bastata un’avversaria a metà per far capire che il temutissimo Leo, non era sicuramente l’unico problema che poteva presentarsi per Di Biagio, chiamato a ristrutturare un’intera Nazionale. E per arrivare a ciò, non serviva certo un’amichevole a marzo.

L’Italia è ripartita esattamente da dove si era fermata: da un ko. Questo va a sottolineare ancora di più  gap con le “big mondiali”.

Ma non si dovrebbe tirare in porta?

A quanto ricordo sì, ma nel primo tempo qualcuno si è dimenticato di impegnare il portiere avversario. Sprecona? Magari! Flebile scintilla improvvisa nel secondo tempo con Insigne che si è mangiato la qualunque, il   cortese  Jorginho che ha offerto a Banega il pallone dell’ 1-0.

Basta con la meritocrazia del “nome”

Nomi importanti: questo cerca la Nazionale, nessuno sembra capire che il “nome” sulla maglia non fa il giocatore! Più che altro, vi è in campo la dimostrazione che, la “meritocrazia”, ha portato ad essere eliminati da una squadra di “falegnami” simpaticamente ribattezzati ed al subire 2-0 in un’amichevole. Allora perché non cercare magari qualche calciatore dal nome meno splendente, anche in Serie B, che meriterebbe davvero la maglia italiana? Ricordiamo che l’essere approdato alla Massima Serie, non è un “campar di rendita”! È pieno di giovani, talentuosi, carismatici sconosciuti. Ristrutturazione significa rifare da capo, serve un visionario, uno che guarda oltre la “reverenziale” abitudine che mette il nome al di sopra di tutto.

Presenza di personaggi teoricamente discreti, ma nessuno “mondiale”, specchio di un  calcio oramai rimasto disarmato e lontanissimo dal “blasone” del passato.

Buffon

Qualcuno lo vorrebbe già a guardare i cantieri senza rispetto e dimenticando che Gigi nazionale è l’estremo difensore della capolista, della papabile vincitrice del Tricolore per la settima volta. Quelli che parlano di “pensionamento”, dovrebbero capire che Buffon è l’unico lampo di verve in una squadra “soporifera”.

Si parlava tanto di rifondazione, di rivoluzione, ci sono state dimissioni sanguinose in Lega, ma ieri a Manchester è balzato agli occhi che la squadra azzurra riflette a pieno, con un calcio malato, le problematiche di un intero paese confuso e allo sbando

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