I Nazionali sono rientrati tutti a Roma e la Lazio riprende forma in quel di Formello.
Allenamento intenso ieri, pomeriggio lunghissimo, 90 minuti in palestra, poi un’altra mezz’ora in campo per la parte tecnica.
Tutti stanchi, tutti negli spogliatoi per poi filare a casa, ma sul campo c’è chi ancora sta lavorando senza tregua e non è un giovanotto di belle speranze.
È il campione conosciuto in tutto il mondo: è Luis Nani.
Non importa il curriculum blasonato, non importa il passato, il portoghese ha lavorato tanto in queste due settimane, lo ha fatto come un esordiente solo per convincere Simone Inzaghi a dargli una chance contro il Benevento.
Chiedo venia, ma stiamo parlando del Benevento e per chi non è un giocatore come me, fa quasi sorridere il pensiero di tutto lo sforzo per sfidare l’ultima in classifica.
Questo perché non conta chi tu sia o dove sei arrivato, i campioni, come ad esempio Klose, hanno il dono dell’umiltà, la ricerca della perfezione e sgomitano come ragazzini assetati di gloria.
Ci tengo a sottolineare come poche persone ancora siano l’emblema di un calcio genuino, fatto di fatica e non di riviste platinate, di assurde pettinature, tatuaggi in ogni dove. Ci tengo ad evidenziare come i “grandi signori del pallone”, si rimbocchino le mani per sfidare il Benevento e non il Real Madrid.
Anche per questo motivo, se parliamo di Luis Nani, piace o non piace, lo si deve fare portando il rispetto dovuto ad un giocatore ed un professionista di tale caratura.
Chapeaux!