Torniamo ancora una volta al caso degli adesivi famosi di Anna Frank, stavolta però torniamo sull’argomento perché sono stati ascoltati  dai magistrati 6 dei 14 tifosi e qualcuno sarebbe stato meglio non ascoltarlo…..

 La procura di Roma aveva trasmesso gli ultimi atti dell’inchiesta sulle “figurine” giudicate antisemite, affisse allo stadio Olimpico durante il match giocato contro il Cagliari.

La nota pubblicata da Ansa, recitava questo:
«Iscritti nel registro degli indagati per istigazione all’odio razziale i tifosi della Lazio identificati dalla Digos ed indicati come responsabili dell’affissione degli adesivi antisemiti. Dei 14 nominativi citati dalla Digos sono stati iscritti in 12, sei fanno parte degli Irriducibili. La posizione di un minorenne sarà trasmessa alla competente procura, non si procederà nei confronti del tredicenne in quanto non imputabile».

IN AULA

Arrivati in aula, una delle tesi difensive è stata la medesima:

«Pensavo fosse Mariangela, la figlia di Fantozzi. Non sapevo si trattasse di Anna Frank».

Avvocato dove sei? Ebbene sì, ha risposto proprio in questo modo uno degli indagati.  Il pubblico ministero  è saltato dunque su tutte le furie;

«Cosa? Ma lei scherza?».

Meno stupide altre tesi fornite dagli altri tifosi, o comunque quasi più “ascoltabili”.

Singolare forse, o quasi più credibile della “figlia di Fantozzi”, l risposta di altro giovane:

«Pensavo si trattasse di una comune bambina, non sapevo fosse Anna Frank. Si tratta di sfottò tra curve».

Alla domanda del magistrato: «Che tipo di presa in giro può esserci con l’adesivo di una normale bambina che indossa la maglietta della Roma?», il tifoso non ha saputo dare alcuna risposta.

Ora, il gesto non sarà stato certo esemplare, ma ripeterò fino alla nausea che tutta la questione si è gonfiata a dismisura, è stato un inutile circo messo su per danneggiare la Lazio, quando nel 2013 non fu fatta la stessa cosa per gli stessi adesivi opera dei romanisti. 

E su questo punto ci siamo, ma trovo allo stesso modo deprecabile andare in tribunale a fare i “pagliacci”. Alle accuse “stupide”, non si risponde comunque con la stupidità. 

Gli avvocati forse dovrebbero ricordare ai propri assistiti che si trovano in un’aula per rispondere alla giustizia….c’è poco da ridere!

 

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