Tanto tempo fa, c’era una Lazio che mandava giù le ingiustizie nell’assoluto silenzio, c’era una volta e adesso non c’è più!

Forse era una società che era in armonia con le istruzioni, Lotito colonna della Federcalcio, allora forse non succedeva di vedere Igli Tare sbracciare in campo protestando contro l’arbitro, ma le cose finalmente sono cambiate ed i torti arbitrali non passano più inosservati.

È stata la stagione dei Tweet al vetriolo da parte della società contro le ingiustizie, delle dichiarazioni a viso aperto di Arturo Diaconale, dello sfogo dei suoi calciatori e non solo dei tifosi.

È stata la stagione in cui la Lazio ha preso nettamente posizione a fianco dei propri sostenitori tacciati di “nazismo” per 4 figurine, come fosse poi questo ad ammalare un calcio che parla di Sean Cox, violenza ed accoltellamenti.

È stato l’anno in cui la Lazio ha alzato la testa ed ha contestato i due pesi e le due misure verso “i protetti dalla stampa” che occupano la sponda giallorossa del Tevere, a danno dei biancocelesti da sempre “figli di un Dio minore”.

L’anno in cui Claudio Lotito ha borbottato che se non fosse stato per decisioni arbitrali scellerate, forse a febbraio eravamo già secondi.

È stata anche la stagione di un popolo maturato che dopo la notte illogica di Salisburgo, è tornato a riempire lo stadio non abbandonando la sua Lazio nel momento in cui aveva bisogno della “gente”.

Abbiamo avviato class action, lottato in tribunale per un primo scudetto “rubato” e che ci spetta di diritto, alzato la voce contro quelli che hanno provato a destabilizzare l’ambiente. Ricordati le domeniche”Cragnottiane” quando in campo lottavi per il tricolore senza badare al fatto che di tricolore stavolta non ce n’era.

E se qualcuno vi parlasse di “rivoluzione” facendovi credere che nascerà dal fatto che venderanno tutti quanti i “big”, voi rispondete che la vera rivoluzione è stata questa: quella di ritrovare la voce e di alzare la testa!

Perché a noi i torti non ci stanno più bene e se c’era una volta la Lazio che stava zitta, adesso non c’è più!

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