Non è certo facile riprendersi dalla delusione grande di non aver centrato l’obiettivo Champions League, cullato per tanto tempo e poi perso all’ultima giornata. Nel calcio però non esiste l’arte di sfiorare, un sogno o ti innalza o ti affonda, proprio come nella vita.
Il malcontento è ancora nell’aria, ma proprio dagli errori si deve imparare e costruire il futuro.
Questa stagione ci ha lasciato tanto, ci ha lasciato con le conferme, le delusioni e le speranze per la prossima. Cosa non vogliono i tifosi? I tifosi non vogliono alcuna “rivoluzione”, non vogliono perdere i propri gioielli come Milinkovic-Savic e Felipe Anderson , vogliono, anzi pretendono, però un grande miglioramento.
O per meglio dire, vogliamo una piccola ristrutturazione dove serve, perché se qualcuno ci avesse detto che con la partenza di Biglia, avremmo trovato Leiva e salutando Keita non avremmo perso poi molto, forse non ci avremmo nemmeno creduto. Invece così è stato ed è il momento di crederci anche dopo l’ennesimo addio che adesso pesa come un macigno, quello di De Vrij.
Il tutto non si può riassumere solamente con l’aver perso il treno Champions League, perché dall’estate a maggio , la Lazio ci ha fatto essere orgogliosi, con un’ unica pecca: la serata di Salisburgo.
Dalla Supercoppa alzata al cielo, aver espugnato lo Stadium, sino a quella vittoria sofferta e combattuta al Franchi: questa è stata la “gang” di Simone Inzaghi.
Nessuno dice che non ci siano stati errori, alcuni grossolani, ma adesso non è il momento di rivoluzionare, è solamente quello di aggiustare il tiro.
È il momento di intervenire sul mercato investendo seriamente laddove serve ed è il momento di resistere alle tentazioni che busseranno alla porta.
Parliamoci chiaro , non sarà facile resistere alle cifre stellari che arriveranno sicuramente per Milinkovic-Savic, non sarà una passeggiata anche trattare con Felipe Anderson, o sostituire De Vrij, ma è rimasta una cosa: adesso o mai più.
Purtroppo abbiamo imparato che nel calcio non esistono le bandiere, forse non esiste più neanche l’attaccamento alla maglia, il calcio moderno è fatto da contratti e procuratori, ma la Lazio deve puntare assolutamente all’anno della sua “consacrazione” e perché no, puntare alle prime tre posizioni in classifica ed avere obiettivi che parlano di afferrarla questa Europa League, non solo di arrivare più avanti possibile.
Per fare questo non servirà rivoluzionare la squadra, serve però saper puntare più a fondo , crederci , spendere soldi e cuore.
Non amo parlare di mercato sulla base di voci, esaltando improbabili rumors che raccontano di possibili colpi grossi soltanto per la rincorsa ai “like”, forse non amo parlare proprio di mercato, ma amo lo stesso essere parte di questa girandola dei sogni.
E proprio questo adesso la società è chiamata a fare: trasformare il sogno spezzato Champions League in una certezza per la stagione che verrà.
Non lo dico cullandomi in chissà quale speranza che verrà disattesa forse, perché questi anni mi hanno insegnato ad avere quella punta di scetticismo, quel non credere a mille promesse, però per la prima volta in questi anni, vedo una squadra davvero “presente” alla quale serve solo qualche piccolo “aggiustamento” qui e lì.
Non voglio fare a priori la voce grossa contro il duo Lotito/Tare come fatto in questi anni, stavolta mi fermo e guardo cosa succede, ma spero sappiano che deluderci adesso, quando “ci siamo quasi”, sarebbe imperdonabile davvero!
La giuria si ritira per deliberare con la speranza di non assistere ad una reiterazione del “reato”.
O adesso o mai più, ci siamo quasi!