Non voglio essere cattiva, ma la mia vena bastardognola grida vendetta: Arsenal-Lazio e “Caicedo horror Story”.

Non voglio essere spietata, soprattutto perché appena qualche mese fa fui bersagliata dagli insulti perché mi permisi di dire che Felipao non era un calciatore da Serie A, forse da Serie B, ma anche questo sarebbe generoso.

Chiederei a tutti quelli che avevano nutrito su di lui una speranza di abbandonare questa stanza perché, della pantera, ha ben poco. Da che so io la pantera è un animale elegante, veloce, sinuoso, guardando Caicedo, non colgo la somiglianza.

St***a io?

Beh, dopo la gara Arsenal-Lazio, mi sono fatta un giretto tra le testate, i siti, insomma, mi sono fatta un giretto sul web ed ho letto le varie pagelle.
I pareri non erano troppo discordanti tra loro, Correa ha fatto la sua figura, Alberto non ha deluso, Milinkovic-Savic ha stupito… Poi seguivano gli altri che più o meno come votazione si trovavano tra un 6 ed un 7.
Ovvio, penalizzati dal risultato perché quando si perde non si possono sciorinare 8, a meno che non siano stati tutti nei miei panni votando Pipe che aveva, da parte mia, un 9 sindacale.

Ma torniamo al nostro, speriamo per poco anche se ne dubito, Felipao. Il suo voto oscilla tra il 4 ed il 4,5, qualcuno colto da improvvisa bontà, gli ha schiaffato un 5…. Davvero in pochi, anzi, un solo sito credo.

Madonna che Caicedo! E sentendo qualche radio laziale, c’è chi si è spinto un pò oltre e lo fa dal ritiro:
«Non mi dite che dobbiamo state un altro anno con Caicedo perché….»

Il perché lo abbiamo visto sabato. Il gusto è personale, ma ha dei limiti.

Contro l’Arsenal sono emerse tutte le lacune offensive della Lazio, dove giocatori ottimi come Alberto o Milinkovic-Savic, faticavano senza Ciro a trovare punti di riferimento.
Ogni costruzione di gioco muore inevitabilmente sui piedoni di Caicedo.

Dopo Auronzo di Cadore, Felipao ha subito una bocciatura globale e ridondante.

Simone Inzaghi ha detto più volte che lo apprezza, che è uno che si fa il c**o, evidentemente non basta perché provare a difendere il calciatore, nessuno parla dell’uomo e nessuno ha mai messo in dubbio il suo impegno, è veramente costruire un’arringa difensiva basata sul nulla.

La dirigenza che fa? Aspetta che la sua partenza sblocchi il mercato. Ma chi ci crede! Certo, c’è chi pensa che se lo abbiamo preso noi, allora ci sarà qualcun altro, ma ad ora solo voci e niente più.

Mi chiedo allora perché non Alessandro Rossi, non avrebbe certo fatto meno contro l’Arsenal, impossibile fare meno del nulla.
Premetto che si potrebbe correre il rischio di bruciare un ragazzo nuovo di Serie A buttandolo nella fossa dei leoni, ma se non ti feriscono non imparerai mai a curare le ferite.

Le differenze tra i due:

Se Alessandro si fosse chiamato con un nome più esotico tipo Rossihnao, fortuna che è capitata invece a Caicedo, la società non avrebbe paura a buttarlo in campo.
Invece così, nella fase delicata che segue il calciomercato, nessuno vuole essere tacciato di tirchieria per aver pescato nella propria sezione “primaverile”.

Rossi a differenza di Felipao, è stato bomber di ritiro, l’altro aveva già fatto strappare i capelli ad Auronzo.

Lotito ha bloccato personalmente il trasferimento al Lucerna del giovane attaccante Made in Italy, mentre il “pantera” è sul mercato senza se e senza ma. Anzi, un “ma” c’è e pure bello grosso. Il patron capitolino infatti, vorrebbe cederlo a titolo definitivo e non in prestito, per evitare che rimanga sul groppone, con tanto di laudo stipendio, come il fu Djordjevic.

Il club capitolino ha perso il treno Wesley, ma non è l’unico attaccante al mondo eh, forse è il caso di prendere in considerazione altre strade.

Noi intanto stiamo qui ad osservare un altro capitolo del “Caicedo horror Story”, chiedendoci se per una volta la Lazio ascolterà la preghiera dei tifosi e si renderà conto che per camminare in Europa ad esempio, serve più che un “vice da riparo”, ma un calciatore completo e pronto per i palcoscenici impegnativi.

Uno non basta! Non è bastato quando avevamo il dualismo Klose/Djordjevic, uno che brilla e la squadra ne diventa dipendente. È arrivato forse il momento di invertire questa tendenza ed avere più di una freccia al proprio arco.

Io metto in conto anche il fattore età, forse vi siete dimenticati che ha 30 anni e che dovrebbe già essere esploso, mi chiedo allora di nuovo quale momento di debolezza possa aver spinto i capitolini ad acquistarlo.

Il prezzo, questa è la giusta risposta.

Continua a non convincere pienamente Simone Inzaghi, eppure il mister non si sbilancia del tutto sull’ ecuadoriano.
Sarà che teme di far sparire qualche probabile pretendente?
Caicedo sarà sacrificato per arrivare a un attaccante più affidabile….ma a

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