Durante l’estate la Lazio ha salutato Stefan De Vrij e Felipetto Anderson, così il vecchio tormentone del “vice” ha lasciato posto a quello del “sostituto”.
“L’adios amigos” dell’olandese era nell’aria da tempo, qualcuno aveva sperato fino alla fine ma, i rapporti oramai deteriorati tra la dirigenza capitolina e la banda di procuratori da incubo nota come Seg, ha giovato solamente all’ Inter.
Il club cino/Lombardo è diventato a tutti gli effetti la rimessa delle barche, dopo Candreva la notte delle stelle cadenti ha fatto arrivare nella sponda nerazzurra di Milano anche De Vrij e Balde Diao Keita.
In pratica Spalletti allena mezza Lazio!
Terroreeeeee, momenti di panico: se la difesa era già ballerina prima, senza l’olandese volante?
Ed ecco che Lotito inizia a tessere una trama oscura per arrivare a Francesco Acerbi.
Il difensore del Sassuolo sposa da principio il progetto Lazio, ma Squinzi si mette di traverso.
Muro contro muro, una trattativa che neanche per Maradona forse si sarebbe vista, alla fine però proprio la volontà di Acerbi salvò capra e cavoli. Affare fatto ed arriva un nuovo giocatore.
Non più giovanissimo, Made in Italy e qualcuno pensa sia una garanzia vista la natura “mercenaria” degli olandesi.
Ma l’ex Sassuolo è all’altezza di Stefan De Vrij?
Sicuramente un’altra età, ma vi dico cosa dovreste prendere in considerazione: il giovane ventenne “Orange” rimase fermo per un anno e questo è dato di fatto.
Ora, andate a contare le volte che Acerbi è stato assente durante gli anni passati in Emilia, si contano su una mano, anzi, 5 dita sono anche troppe.
Il carattere, Signori miei, spesso conta più di un tackle riuscito!
E raccontandovi ciò, ho liquidato il primo “sostituto celebre”.
Il secondo addio “sanguinoso”, è arrivato anch’esso dopo una trattativa che ha spinto il West Ham oltre le proprie possibilità: Felipe Anderson diventò londinese.
Pipe aveva cullato da sempre il sogno di giocare in Premier League, Claudio Lotito così acconsentì a farlo emigrare altrove.
In una giornata che vide mettere a segno due colpi di mercato in meno di due ore, Milan Badelj non dimentichiamo, ecco Joaquin Correa in posa con la sciarpa biancoceleste.
Correa is the new Anderson?
No, Pipe è Pipe, o almeno così vi risponderò sempre io accettando a fatica che il brasiliano se n’è andato e non ritorna più.
Allora chiederei a tutti voi; El Tucu ha qualcosa in più dell’ex?
Inevitabile fare un paragone o provare a farlo, è sempre così, «il nuovo che avanza farà dimenticare la strada vecchia che si è abbandonata?», la domanda gira nella testa dei tifosi al momento del cambio della guardia.
Le qualità tecniche non sono in discussione, entrambi le posseggono, scuola argentina e brasiliana a confronto, entrambe hanno dato alla luce grandissimi campioni e su questo non si discute. Beh conoscete per caso due tipetti come Pelè e Maradona?
Torniamo però ai nostri abbandonando voli pindarici e ricordi di un calcio lontano.
Il ruolo è simile ed il possibile “riadattamento” anche, entrambi infatti possono indossare l’abito di ala o di centrale.
Felipetto è un esterno più pulito nel senso stretto del termine, è veloce, spettacolare, mentre Correa più controllato, è facilmente immaginabile anche da seconda punta o per agire dietro ad essa.
Chi vi ricorda? Luis Alberto ed infatti per il Tucu pronta la veste non solo da sostituto di Anderson, ma anche quella da vice Luis.
In comune oltre le gambe c’è di più…. Una certa forma di instabilità nel rendimento.
Joaquin Correa spera di trovare la continuità che gli manca proprio macinando chilometri in campo perché, più acqua passa sotto i ponti, più il rodaggio prosegue.
El Tucu è apparso per nulla timoroso e con il piglio di “giovane sbarbatello spericolato”, atteggiamento che forse è mancato più volte a Pipe.
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto, Acerbi e Correa sono sbarcati a Formello con l’arduo compito di sostituire “gli insostituibili”.
“Il passato non si dimentica, ma allora non è neanche passato”… Sì è vero, che siate nuovi arrivi, o vecchie conoscenze, il grido di battaglia è uno solo:
NON MOLLARE MAI