In tanti la scorsa stagione erano accorsi in sua difesa criticando aspramente coloro i quali lo avevano insignito del titolo nobiliare che spetta a quei calciatori che non sanno toccare palla (p***a e varie diramazioni) e poi c’era chi ripeteva il solito ritornello ottimista: “aspettiamo…”.
Dopo il gol fallito in faccia al portiere contro il Crotone che avrebbe potuto scaraventare la Lazio in Champions e non era Neuer del Bayern Monaco per essere chiari, i tifosi biancocelesti abbandonarono le svariate fazioni unendosi al grido di: “Mandatelo via”.
Diciamo che avevano indicato tanti posti dove mandarlo, non sono ripetibili ma immaginabili, soprattutto se ti divori un rigore in movimento!
La società in estate ha sudato le famose sette camicie, o quattro, o quante siano ufficialmente non lo so, per trovargli una nuova sistemazione. Felipao infatti era sul mercato, ma Lotito decise di non accontentarsi di un “arrivederci”, avrebbe firmato solo l’ “addio”, nessun prestito solo cessione a titolo definitivo e così anche quelle flebili voci su una sua partenza si spensero.
La Lazio non era soddisfatta, Inzaghi non era soddisfatto, anche Caicedo stesso non era soddisfatto.
Spuntò così Alessandro Rossi frutto del raccolto in Primavera, bomber ad Auronzo e protagonista di una cessione bloccata da Lotito in persona.
Eh sì, perché mentre il giovane attaccante si trovava in Svizzera per firmare con il Lucerna, il patron capitolino lo richiamò a sé in preda ad un ripensamento improvviso.
Un segnale forte da parte del numero 1 biancoceleste:” giù le mani da Ale!”.
Partì così la suggestione che voleva il baby aquilotto come “vice” Immobile.
E Felipao? Che Caicedo!
Riavvolgere il nastro: la società lo aveva messo sul mercato e Simone Inzaghi non aveva opposto resistenza. Fin qui tutto filava liscio.
Ad un certo punto della nostra storia, è accaduto un fatto strano ed il mister piacentino comincia ad elogiarlo pubblicamente nel corso delle varie conferenze stampa supportato dal club capitolino.
Improvvisamente si puntava su di lui.
Folgorati sulla via di Damasco?
E qui ecco un nuovo protagonista che mischia le carte in tavola: Joaquin Correa.
Arrivato come “new Anderson”, sembra invece proiettato a vice/partner di Ciro Immobile, eh sì, perché quando Inzaghi ha visto le brutte, nella mischia ha gettato il giovane fresco di sbarco.
Caicedo? Indietro tutta nelle gerarchie biancocelesti.
Nei momenti di panico, il tecnico laziale non ha puntato su di lui ma gli ha preferito il nuovo arrivo. È un segnale abbastanza chiaro.
“Elogi di facciata” nel tentativo di attrarre qualche compratore? Pubblicità occulta del mister durante le conferenze stampa?
Il dubbio mi sfiora.
Seppur non amo considerare Alessandro Rossi
” troppo giovane” e lasciare un 21enne, che già dovrebbe essere pronto ammuffire in panchina, il discorso su Felipao assume un altro tono visto che a 30 anni un giocatore è fatto e finito.
“Belle speranze e rosei futuri”, non è questo il caso.
Cosa ci preoccupa? Che sia titolare o eternamente ai box, l’ecuadoriano percepisce una lauta paghetta dalla Lazio.
Djordjevic alla seconda, questa è la conclusione.
Cobra, pantere… in quel di Formello vi è un Bioparco, perdonate la battuta stupida.
Ho più volte detto e qui lo ripeto, che non è colpa di Caicedo ma di chi, facendosi tentare da un prezzo low cost senza dar peso ai numeri che lo accompagnavano, assolutamente scarsi andate a vedere, lo ha portato in quel di Formello.
Tare ha avuto grandissime intuizioni, calciatori dalle plusvalenze stellari, ma ogni tanto un colpo a vuoto lo porta a casa.
Ed il gambone di Felipao?
La vita è tutta un gran Caicedo!