La vita è fatta di scelte che porterai con te e che spesso determinano il tuo cammino. A volte sono decisioni prese col cuore, ma non a cuor leggero. Baby aquilotti crescono, i frutti del vivaio biancoceleste si sono trovati ad un bivio: andare o restare.

Cercare fortuna altrove o abbracciare la causa Lazio nonostante la panchina. Loro hanno preferito i pochi riflettori alla partenza.

Murgia e Cataldi hanno già assaporato  le luci calde della ribalta, soprattutto Alessandro artefice di quella Supercoppa alzata al cielo, mentre per Danilo si sono aperte le porte della girandola infinita di prestiti.

Due storie diverse tra loro, due storie di titolarità conquistata e poi perduta.

Cataldi aveva guadagnato la nomea di “capitan futuro”, su di lui c’erano grandi aspettative, ad un certo punto però, la storia è cambiata ed è stata riscritta.
Arrivò così il primo prestito al Genoa dove non convinse, poi il Benevento che retrocesse.
Le rosee aspettative iniziarono così a scarseggiare, non si trovò un altro club ospitante, i tifosi un pochino lo dimenticarono, ma Inzaghi tentò di riscoprirlo al cospetto della Tre Cime di Lavaredo.
Ci sarà riuscito? Danilo si è impegnato per conquistare la sua fiducia, ma la maglia titolare non è roba per tutti e la concorrenza è tanta.

Per una scelta, il prezzo da pagare è una rinuncia e così, sempre il mister, fece la sua scelta tempo fa e si chiamò Alessandro Murgia.
Tanto cuore in campo, arrendersi mai, crederci fino in fondo…fino ad essere l’artefice di una Supercoppa alzata al cielo una sera di mezz’agosto.
Per coloro che credono nei piedi sopraffini sarà una bestemmia, ma secondo me è “Murgiantastico” e vi ho coniato anche il termine.
“Mi chiamo Alessandro, 3 a 2 per gli amici”.
Questa la vignetta che aveva invaso il web perché, più di una volta, fu l’uomo del terzo gol che ti salvava dal pareggio.

Due storie diverse, prestiti per uno e le ossa rimanendo in casa Lazio per l’altro, ma adesso entrambi sono a caccia di fortuna, amici con quella sana rivalità di chi vuole indossare la maglia titolare.

Nel frattempo rimangono un pò defilati nell’ombra in un reparto difficile e sovraffollato che, nella sessione estiva di calciomercato, ha portato a Roma un pezzo da 90 come Badelj e Valon Berisha.

No, non è facile attendere quando davanti a te in fila ci sono così tanti candidati, da Leiva a Parolo il senatore, passando per i nuovi innesti di gran spolvero.

Poi c’è Alessandro Rossi, la “rivelazione”.
Una prima stagione da professionista, o meglio metà di essa, passata a Salerno che non convinse più di tanto.
Buon potenziale tenuto sotto chiave finché,
Simone Inzaghi, decise di riservare per lui un posto sul pullman direzione ritiro e non sbagliò,  ad Auronzo infatti, si pronunciava solamente il suo nome.
Il giovane centravanti si era improvvisato bomber oscurando tutti gli altri.
In prestito?
L’idea c’era  stata, anzi, più che un’idea.
Arrivato in Svizzera per firmare con il Lucerna, Claudio Lotito in persona disse “no”.
Una gitarella fuori porta nulla più.
Intorno ad Alessandro c’è molta curiosità, i tifosi cullano la speranza che, quel bomber dei bomber tanto atteso, sia già in casa, cresciuto in Primavera e con l’aquila nel destino.

La lazialità nel sangue ed un sogno però, si pagano; vivere all’ombra di Immobile e Caicedo.
Pur di rimanere, il giovane attaccante ha accettato il poco minutaggio, ma spera in un’occasione e visto mai che questa possa arrivare in Europa League…

Proprio l’Europa League infatti, favorirà il turnover di massa e per gli “astanti” Murgia, Cataldi, Rossi, si accende una piccolissima speranza di venir lanciati dal primo minuto.

Quanto dista la panchina dal rettangolo verde?

 

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