Un’altra Italia? Il cantiere aperto di Roberto Mancini, ha fatto sì che dalla Polonia tornasse una squadra capace di regalare, almeno per una sera, l’entusiasmo che non ha però spazzato via un biennio di “carestia”.
Con la strada spalancata verso il baratro della retrocessione nella Lega B della nuova Uefa Nations League, il ct azzurro si è aggrappato ad un’ immagine diversa.
Tra le polemiche, soprattutto quelle del mondo laziale, Mancini non ha messo in campo un centravanti di ruolo, ma ha presentato lo stesso un’idea di gioco. Buona? Cattiva? L’ardua sentenza ai posteri perché c’è chi la vuole cotta e chi la vuole cruda.
Il gol da tre punti arriva tardissimo e alla vecchia maniera, la partita la risolve un terzino, Cristiano Biraghi.
Può mancare però un “uomo gol”?
Immobile, Belotti e Balotelli, nessun “marziano”, ma gente che vive per assolvere un compito: buttarla dentro.
È il momento di provare il nuovo che avanza ed ecco Kevin Lasagna.
Ma cos’ha questa Nazionale che proprio non gira? Quella che ha abbandonato i fasti del passato offuscandoli con nefasti presenti da Prandelli a Ventura?
Rimane il triste racconto di una maglia che, invece di essere il sogno di ogni calciatore e la sua massima ambizione, è quasi una grana per il campionato.
E questo è un discorso generale, ma andiamo a casa Formello: i nostri calciatori rendono molto di più con la casacca biancoceleste che con quella delle rispettive nazioni.
Poc’anzi ho parlato delle polemiche che accompagnano spesso l’Italia in campo. Polemiche che si scagliano soprattutto su chi proviene dalla Lazio.
Immobile è stato bersaglio di critiche pesanti e velenose, è stato messo in dubbio lo spessore internazionale e sono stati sbandierati i suoi flop all’estero. Risultato? Mancini lo mette in panca.
Parolo è stato lasciato a casa, Milinkovic-Savic ha raccolto sospetti e vociare sulle sue prestazioni con la Serbia. Zaniolo, privo di minutaggio in Serie A, invece è stato convocato.
Ora, sono la prima a dire che non dovrebbe esserci sudditanza alcuna verso il nome, però qualcosa nell’aria rende particolarmente ostica la maglia Nazionale verso gli 11 di Inzaghi.
Cerchiamo di capire perché.
Il famoso “spessore internazionale”.
Sarà un fattore che conta qualcosa?
Immobile, Parolo, Milinkovic-Savic… E tutti gli altri Nazionali di Formello, non contano troppe presenze in Champions League, nonostante con la Lazio si trovino assai meglio che con la maglia Azzurra.
Al contrario del caro Martin Caceres che gode della luce dei riflettori fuori i confini del Belpaese, ma in campionato non riesce a trovare lo stesso appeal.
La Nazionale del buon Mancho è “lavori in corso” e la vita degli attaccanti non è per nulla facile, non a caso l’ha risolta un terzino.
La colpa è dunque di Immobile?
Non sarà stato capace di ritagliarsi il ruolo da protagonista assoluto, ma l’Italia quest’anno è arrivata in campo brutta brutta. Picco di negatività.
Il capro espiatorio: mancano i giocatori italiani, i club non danno modo alle proprie cantere di far crescere i giovani….e bla, bla, bla.
Se non ci pensano le società, il ct dovrebbe far spallucce e convocare lo stesso pizzicando qui e lì dalle Primavere nostrane.
Ed ecco che l’alibi crolla ancora una volta.
Milinkovic-Savic ad esempio, è stato messo in croce per non aver fatto la differenza al suo primo Mondiale, ma non è che l’altro pezzo di Serbia sia stato poi troppo brillante.
Una cosa che mi fa riflettere e che assolutamente non mi trova d’accordo, è che metà del nostro Paese ancora crede in Mario Balotelli.
Son finiti anche per lui i tempi del “giovane di belle speranze”.
Non sto mettendo assolutamente in dubbio quel talento che in tanti hanno osannato, ma in miseria di risultati, non è certo lui che ti risolve la pratica.
Cosa serve a questa Nazionale?
Giocatori che riescono a scendere in campo per distruggere il mondo.
Con la maglia che rappresenta l’Italia, ci vuole sempre qualcosa di più.
Eppure la gang di Inzaghi, tranne qualche battuta d’arresto in questo inizio campionato/inizio europeo, la “garra” l’ha sempre avuta.
Sarà campanilismo, sarà un fronte tutto proveniente dalla Vecchia Signora, questa Italia sembra diventata una noia, una rottura che ogni tanto arriva a frammentare il campionato.
Nazionale sei di troppo: “speriamo che non lo fa giocare così si riposa”.
Lo conoscono bene i tifosi laziali questo mantra visto che poi non hanno troppi ricambi.
Tornando alla domanda iniziale, ” Dove sono i Lazionali”, la risposta è semplice: dove sono tutti gli altri con la sola differenza che se ne parla di più!
L’aria capitolina evidentemente fa bene, qui si rifiorisce. Non mi credete? Chiedete a chi si sta vivendo la sua seconda giovinezza!