Torniamo indietro ad un anno fa e tocchiamo un discorso molto delicato: il nuovo che avanza. A danno di chi? Dell’usato garantito.

Torniamo così indietro di un anno e laddove Felipe Anderson cadde per infortunio, Luis Alberto si innalzò.
Fu una staffetta continua, un’altalenante questione in sospeso. Beh, la storia pare essere destinata a ripetersi.

“Gerarchie”, si parla solo e sempre di “gerarchie”.

Ma torniamo ancora un passetto indietro.

Anderson diventa “london boy”, al suo posto si presenta a Formello un altro giovane, poco a che vedere con le solite “promesse future” perché il nuovo arrivo non solo è già conoscenza in Serie A, ma addirittura vanta di essere il secondo acquisto più costoso dell’era Lotito.

Joaquin Correa viene presentato come “new Felipe”.
Il paragone tra i due fu immediato e scontato, tante cose in comune, poche a differenziarli.
La famosa “continuità” mai ovvia, il dribbling in tasca, la velocità e la somiglianza di un ruolo divisa su più fronti; anche il Tucu infatti viene raccontato come “ala pura” da svariati siti calcistici.
Un’ala adattabile, un’ala che può vestirsi anche da trequartista o seconda punta.

Joaquin Correa ha iniziato a farsi conoscere col contagocce.
C’è chi è pronto a scommettere su di lui e chi si è arrogato il diritto di aspettare ancora un pò.
Fatto sta che il suo fascino risiede in quel non capire mai fino in fondo che giocatore sia davvero.

Correa quale titolarità insidia?
Parlando di “ala” e vedendo che sulla corsia destra non c’è gioco, verrebbe subito in mente una spintarella a Marusic. Invece no.
Per Correa è stato ritagliato lo spazio sulla trequarti ed il nuovo arrivo è così andato a posizionarsi tra Alberto e la sua titolarità indiscussa fino a poco tempo fa.

Al Tardini si è preso i riflettori dividendoli con Valon Berisha, ha segnato il gol del ko Ducale e fa bilancio positivo.
Una pecca? In Europa è collezionista di cartellini rossi. Troppa foga che per una volta non premia, poca lucidità nei momenti difficili, Siviglia insegna.

Ma il nuovo che avanza spedirà l’usato garantito nei meandri della panchina?

Sarà un ballottaggio continuo tra lui e Luis Alberto, sarà una cambio continuo tra i due.
A Parma Simone Inzaghi ha optato per lo spagnolo dal primo minuto e vista la performance anonima, non ha perso tempo per scaraventare in campo El Tucu.

Cambio azzeccato!

Nella consueta conferenza post gara, proprio il tecnico piacentino ha spiegato che Joaquin è utile a match in corso perché calciatore di gamba e può fare la differenza se la Lazio annaspa.
Altra somiglianza con Felipe Anderson.

Che sia già stilata la gerarchia e suddivisa a metà?
Alberto subito e Correa per tramortire l’avversario?

La società non ha mai smesso di credere in Luis, nonostante sia solo un lontano parente dell’Alberto che si è visto in campo la scorsa stagione.
Fiducia annoverata, ma questo non significa che le gerarchie non possano cambiare improvvisamente.

Il pubblico laziale ha accolto bene El Tucu e palesa la preoccupazione per il poco apporto che lo spagnolo sta dando alla causa.

Sarà la pubalgia? Sarà ansia? Sarà un rinnovo rimasto in standby?

Un’attesa non può essere infinita, la Lazio ha però la sua certezza: se non è Alberto, è Correa!

 

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