Se potessimo tornare indietro e giocare ancora le prime due partite della stagione con annesso derby, forse la Lazio scenderebbe in campo con un altro appeal.

Un appeal latitante e che adesso è stato ritrovato,ma  la squadra che avevamo imparato a conoscere in questi due anni è cambiata.
La vittoria brillante ha lasciato spazio a quella pratica. Pratica e che praticamente porta a casa i tre punti.

Proprio questi servono e nonostante il poco spettacolo, i biancocelesti godono di un buon piazzamento in classifica.

Una falsa partenza che aveva fatto dimenticare l’obiettivo stagionale: la zona Champions League.
Solo un ricordo?
No, Simone Inzaghi ha saputo dare lo sprone ai suoi, sprone che serviva soprattutto dopo la debacle di Francoforte.
Sarà stata una cena? Non lo so, io lo immagino così.
Una tavola rotonda dove ognuno ha tirato fuori ruggini, paure ed incertezze mentre il mister, con un calice di vino bianco in mano, ascoltava la sua gang.

Una cena che ha stravolto ancora una volta i pronostici nefasti intorno alla Lazio perché l’imperativo è vincere e non importa come.
E, lo dico da laziale, importante è anche star sopra alla Roma.

Le battute d’arresto iniziali, quella in Europa League, sono servite a dare una nuova consapevolezza: i fantasmi del passato 20 maggio sono stati esorcizzati.

Quante volte abbiamo parlato di “ripartenza”?
In quanti storcevamo la bocca sentendo questa parola?
Tante, eppure Simone Inzaghi c’è arrivato con la psicologa, col bastone e la carota, con la titolarità e la panca.
Sprone, motivazione o che dir si voglia, la maglia è una conquista ed il nome conta ben poco.
Lo sa bene Alberto che ha iniziato una staffetta con il ritrovato Caicedo e il neo acquisto Correa.
Sarà tanta la competizione a quel posto in campo vicino ad Immobile e giocherà solo chi lo merita.

Stesso discorso vale per il centrocampo, reparto diventato affollato nella sessione estiva di calciomercato.
Tanti intorno ad un ballottaggio. Tanti che adesso vivono l’esplosione di Valon Berisha.

Ma come ha potuto Inzaghi rimettere i suoi in carreggiata prima che sbandassero pericolosamente?

Dialogo, solo e semplice dialogo. Ha ascoltato i suoi ragazzi e non ha lasciato indietro nessuno.
Li ha messi davanti alle corbellerie, gli ha schiaffato in faccia le proprie responsabilità senza concedere alibi, senza giustificare nessuno.

Il mister è rimasto sulla sua idea, ha tutelato il suo modulo, ha continuato a recitare il suo mantra nonostante le pressioni intorno, nonostante in tanti gli chiedessero di cambiare gioco.

È stato accusato di essersi fossilizzato ed impuntato, di aver rotto il giocattolo, ma il tecnico sapeva a monte che il problema non risiedeva nello scacchiere tattico, ma nei suoi 11 che non riuscivano più a vestire l’abito di scena.

Adesso la Lazio di mister Inzaghi è ancora “lavori in corso”, in campionato il posto in classifica è ottimo, ma gli scogli da superare sono ancora tanti .
Stessa situazione in Europa League dove il cammino è impervio e mai scontato.

Latitanti Milinkovic-Savic e Luis Alberto, entrambi sembrano essere bloccati in un limbo e vicini all  ‘implosione.
Riportarli all’antico splendore, questa la nuova missione di Simone Inzaghi, missione che non può assolutamente perdere.
Il pallino, l’ossessione, una scommessa da vincere assolutamente.

Il mister sceglie la psicologia, il dialogo, la negoziazione. Che abbia trovato la chiave di volta?

 

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