“E ritorno da te, senza niente da dire, senza tante parole, portando in dono..” fulmini, saette, grandine e diluvio, altro che “raggio di sole”. 

Almeno stando a quanto dice il meteo, il meteo che sovrasterà l’Olimpico durante la partita più attesa nella fase di andata del campionato.

Gemellaggio? Ma con chi? Noi siamo figli unici!
La ruggine con il club cino/lombardo, ma molto più “Cino” che lombardo, trova la sua radice in quel 20 maggio, quello di pochi mesi fa.
Non è solo una partita ad aver infiammato gli animi, bensì un uomo.

I calciatori non ci appartengono, i calciatori vanno e vengono, le bandiere dimenticatele, le bandiere lasciatele al passato. Nel calcio vi è una sola certezza: restano i colori.
Ci sono però addii che fanno male lo stesso, addii che si vivono con emozioni contrastanti, chi lo fa con rabbia, chi con dolore, chi con menefreghismo.

Un tradimento imperdonabile, “chi se ne frega”, “mercenario”, fino alle invettive social.
Non è difficilissimo capire di chi io stia parlando: Stefan De Vrij.
L’ingrato, il mercenario o solamente quello che ha seguito uno stipendio e non è da biasimare.

Sarà comunque curioso vederlo tornare all’Olimpico da avversario per la prima volta dopo tanto amore e sarà ancor più curioso vedere i suoi ex tifosi.
“C’eravamo tanto amati”.

Chiodo scaccia chiodo e noi viviamo di un altro amore folle: Francesco Acerbi.
Che ce frega dell’Olanda noi c’avemo il Re Leon!
Eh già, perché questa mancanza palesata anzitempo sui social, è stata spazzata via dal “Made in Italy” che mai ha fatto rimpiangere l’ex.
A noi piace il carattere ruspante!
Perché per quanto tu sia grande in campo, prima di tutto c’è l’uomo sotto la casacca e , caro Stefan, essere un uomo conta assai più che un tackle riuscito!

E mentre il popolo laziale chiude moralmente il gemellaggio, quello “societario” farà altrettanto?
Negli anni abbiamo visto parecchi dei nostri ceduti all’Inter, ma il “caso” De Vrij è unico nel suo genere.

L’annuncio di Ausilio a gamba tesa pochi giorni prima del match che sarebbe valso l’entrata in Champions, lo sdegno di Tare, il caos intorno all’olandese, la tensione, i dubbi di Inzaghi.
Bassezza, signori, bassezza.
E dicono ancora che non era un atto “doloso”?

De Vrij e la fuga in piena notte potremmo dire, la fuga da una dirigenza ed una tifoseria che lo avevano coccolato fino a portargli quasi la colazione a letto.
Una tifoseria che ben si guardava dal puntare il dito per ogni suo errore, perché con lui eravamo comunque tra le peggiori difese, una tifoseria che si limitava a sorvolare.

Da laziale a “nemico” il passo è corto.
Nella vita conta la riconoscenza, cosa che un altro “figlio biancoceleste” non ha più, ma almeno non se n’è andato a parametro zero.
Keita?
Voglio spezzare una lancia, una perché poi non ne ho più, il caso di Balde all’inizio è stato appoggiato da tutti i supporters biancocelesti.
Perché avere un ingaggio più basso rispetto a Djordjevic inutile alla causa, o ad altri neo arrivati?
Era comunque un giocatore da doppia cifra!
Il prologo pendeva a suo favore, è stata la fine a rovinarci, Calenda dalla bocca larga perché, vuoi o non vuoi, un laziale non ama le offese verso la sua Lazio.

Poi… Poi c’è, ah sì, quello che almeno per me è stata solo un’invenzione biancoceleste: Candreva!
Lontano da noi hai fatto strada…eh sì, tra Nazionale ed Inter, ti sei accorto che pure Ranocchia segna più di te!

Insomma una partita che pullula di ex, una partita che deve rivendicare l’onta del 20 maggio per entrata killer di De Vrij che ha regalato il rigore ad Icardi…. Quanta carne al fuoco.

Barcelona like a jewel in the sun …
(Barcellona come un gioiello nel sole)
Oggi volevo fare una cantatina e fatalità mi è venuto in mente Freddy Mercury. A chi non piace Freddy Mercury dopotutto? Ah… A Spalletti credo non piaccia poi molto.

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