Potete criticarlo, dire che non è un top player, dire che è un “casinaro”, ma la fascia da capitano non avrebbe potuto posarsi su braccio migliore di quello di Senad Lulic.

Colui che rese la nostra vittoria immortale, colui che fece più danni del wisky al fegato giallorosso. La loro Waterloo eterna.

La fascia ha girovagato per anni, sintomatologia di una modernità calcistica che vede giocatori cambiare bandiera alla stessa velocità in cui io cambio i fazzoletti quando ho il raffreddore.
Ma la fascia finalmente ha trovato “casa”.

Essere “capitano” non può essere uno stato mentale passeggero, essere capitano significa prendere per mano la squadra ed assumersi la responsabilità di questa .

Dopo l’addio di Alessandro Nesta, nacque la “maledizione” che vedeva partire in poco tempo tutti quelli che venivano insigniti della fascia.

Un esempio?
Da Favalli a Oddo passando per i vari Couto, Cesar, che la memoria non mi abbandoni… e mi ha già abbandonato.
La stabilità era una chimera, forse recuperata in parte da Tommaso Rocchi e Stefano Mauri, per poi perdersi nuovamente con Lucas Biglia e l’epilogo noto.
Una fascia della discordia che, posandosi sul braccio dell’argentino unico giocatore di caratura internazionale a quel tempo, creò uno spacco nello spogliatoio…a proposito ma Candreva, Inter, vincere? Queste tre parole non si sono mai sposate.
Ma lasciamo perdere le mie personali ruggini e finiamo col “capitano che avrei sempre voluto”.

Eh sì, perché per quanto sia spesso oggetto di critiche da parte di coloro che non capiscono oltre  Cristiano Ronaldo e simili, al mondo esistono anche i “grandi lavoratori”.
Senad Lulic è stata un’elezione del popolo biancoceleste.
Un amore da parte del numero 19 laziale che non è solo parvenza. Ed è vero, c’è stato un momento buio, qualcuno parlava di cessione, ma i momenti bui ci sono sempre e poi torna il sereno.

Al Mapei non era al top per un fastidio fisico, ma Lulic non si lamenta mai, corre e manda giù critiche senza contestarle.
Per fare questo ci vuole il cuore di chi pensa alla squadra e non al protagonismo.

Ottava stagione, non è un caso, non è transizione.
Il suo contratto scadrà nel 2020, ma Senad sta già parlando con la dirigenza affinché possa raggiungere il suo obiettivo: chiudere la carriera nella Lazio essendone il suo capitano.

A tutti coloro che guardano solamente i “marziani”, dico che spesso dimenticano quelli che fanno il lavoro sporco, quelli che aiutano a creare il “marziano” sgobbando per il campo.
Senza classe forse, ma è grazie ai grandi lavoratori che una squadra vince.

Senad Lulic è il nostro uomo copertina, è l’essenza della Lazio stessa, quella che qualche volta zoppica ma continua a lottare

Perché Senad è il capitano? Perché “conta er core”, il cuore è per pochi, il resto è per troppi…

 

 

 

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