EPIC FAIL: allarme rosso, allarme rosso, non è un’esercitazione, ripeto, non è un’esercitazione. Veni, vidi…e pareggiai mestamente. Senza parole,  o meglio, le avrei ma sono indicibili, inenarrabili furie.

Quanto vi sono girati gli zebedei nel vedere una Lazio che ricorda amaramente quella di Ballardini? A chi mi dice…”siamo da Champions” non credo oramai.
Trasudavo bile, tra vampate di furia ed i vari Santi disturbati.

Abbiamo resuscitato pure il Chievo, capace di fare le “Merolate” in campo.
Forse è vero, ma l’ultima della classe ha avuto un merito che non hanno avuto i ragazzi di Inzaghi; il carattere e nel calcio conta quasi più dei piedi.
Chiedete a Milinkovic, “soletta raffinata” eppure….
Reduci dal pareggio contro il Napoli,  non erano il Real Madrid, ma se credi di essere grande, allora come i gatti ti gonfi, perché alla fine tutto si riduce all’atteggiamento.
Hanno preparato la partita sapendo come gioca la Lazio, ormai lo sanno pure i sassi.
L’unica cosa che siamo stati capaci di fare, non trovando nessun varco, è stata quella di rallentare il gioco e fermarci continuamente.
Poi subentra la ca***ta del difensore e prendi gol,  poi abbiamo preso una traversa.
Il pallone è fatto di episodi.
A chi proverà a difendere un pareggio dicendo che è meglio di niente, risponderei che ci sono tante cose che ci fanno inc*****e.

Ignavi
I calciatori ci sono, ma quello a cui abbiamo assistito è da allarme rosso, perché pur avendo le individualità, il rettangolo verde racconta di una compagine triste, moscia e priva di attributi.
Ma no, la colpa è dei tifosi che non vanno allo stadio…la colpa è dell’arbitro…dei “gomblotti” che favoriscono gli strapoteri del Nord.. del freddo..del campo..del kebabbaro.
La colpa è di tutti tranne dei colpevoli; non si fanno prigionieri, da società a calciatori passando per il mister.

Perché dopo aver vissuto l’imbarazzo di ieri, posso anche permettermi il lusso di storcere la bocca.

Stanchezza? Crolla anche questo alibi infatti, mentre eravamo impegnati a fare un’altra “eurofiguraccia” contro L’Apollon Limassol, i cosiddetti super titolari giocavano a Fortnite.

Le partite non si vincono a chiacchiere e le chiacchiere sono sempre troppe.
Un calciatore valutato 150 milioni non riesce a passare la palla poco più in là del suo naso, Marusic è titolare e non lo sarebbe nemmeno alla Pro Patria, l’alternativa è Patric che tanto peggio di lui non potrebbe fare. Alberto il fenomeno?  Strakosha nel caos,  il sostituto però sarebbe letale, è Proto!

Mi attacco al risultato? Certo, perché al Bentegodi c’era solamente un’opzione, vincere.
Perdere contro la Juventus è questione di inferiorità conclamata, ma contro il Chievo è sintomo di una squadra che esce dal campo senza sudore sulla maglia.
Questo è inammissibile.

Acquisti sbagliati che solo con tanta fantasia potevano essere elogiati, 7 milioni per una terza scelta sulla sinistra, soldi avrebbero dovuto essere investiti per davvero, conta la qualità, non la quantità.

Durmisi? Perché? Gente che nella formazione tipo nel pre campionato lo metteva titolare al posto di Lulic, persone che innalzavano il presidente come se avesse portato a casa  Roberto Carlos.
Poco pagare, poco valere. Questa è una legge universale che non viene stravolta da due o tre colpi di fortuna.

Soldi che saranno spesi per rincorrere le libellule nel prato, Neto e Jordaö, “fenomeni garantiti da Mendes”, mentre sarebbe stato assai più logico alzare pesantemente gli ingaggi di Balde Keita e Felipe Anderson.

Non è che le altre società spendono più soldi sul mercato perché sono gestite da ebeti che scialacquano e Lotito spende meno perché è “furbo”.
Alla base ci vuole un progetto, la mentalità da “grande” e le scuse si lasciano ai perdenti.

Tanto la partita che conta è sempre la prossima.
Mi rimane solo una parola che ha dato il via alla mia chiacchierata: bleah!

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