Dopo la debacle contro L’Apollon Limassol, si era detto: “conta la partita contro il Chievo”, la testa era al campionato, eppure la Lazio ne esce ad ali basse contro l’ultima in classifica.

Sassuolo, Milan e Chievo, un calendario che avrebbe dovuto sorridere ai ragazzi di mister Inzaghi, eppure in 3 partite ostiche a metà, sono 3 i punti portati a casa.
La cosa più grave? Il tanto celebrato 4 posto che faceva da scudo alla società, ai giocatori ed Inzaghi, è scivolato sotto le regali natiche e con lui anche lo schermo protettivo dalle critiche.

Dopo ciò che ho visto a Verona, sentivo dire che nel secondo tempo la Lazio aveva dominato. Ora, “dominare in campo” non significa pareggiare, forse lo significherebbe contro la Juventus.
Non nascondiamoci dietro un dito: ultima in classifica.

Analizziamo la patologia biancoceleste, ovvero l’allergia alla vittoria. Ripercorriamo il pomeriggio freddo del Bentegodi.

UN PRIMO TEMPO ALLA BALLARDINI

Un primo tempo praticamente orrendo.
Guardavo bene e dicevo: “le maglie sono le nostre, non è il Livorno”.
Quando mi sono finalmente resa conto che non stavo seguendo la compagine toscana, ultima in classifica nel campionato di Serie B, ho guardato meglio l’avversaria: “Non mi pare il Barcellona”.
Per descrivere ciò a cui stavo assistendo, un solo nome che rievoca ricordi nefasti: Ballardini.

GLI ATTRIBUTI A CASA SUL COMODINO

Non sei il Real Madrid, ma se non lo sai e fingi di esserlo, allora puoi fare come i gatti e cioè gonfiarti per farti vedere più grosso.
La “sufficienza” con cui si affrontano le squadre cosiddette fanalini di coda, non è la mentalità da “big”, semmai dei dilettanti. Il pallone è composto da tanti episodi.
Soprattutto in una giornata in cui il Milan ha portato a casa i suoi 3 punti e si giocherà in serata Roma- Inter.
Se non si batte il Chievo, di cosa vogliamo parlare ancora? Di Champions League? E che facciamo in Champions League?
Schiaffi in Eurovision, bella roba.
Guardiamo la realtà nuda e cruda: non siamo cosa da Europa VIP. Prima lo ammettiamo e prima smetteremo di essere delusi.

MARUSIC E LE MANI NEI CAPELLI

Le mani nei capelli dovrebbe mettersele lui, ma col taglio alla “fraticello” non può, allora i capelli ce li strappiamo noi. Sono troppo cattiva? Ma parliamo davvero di “dare tempo al tempo”? Scusate, no. Tempo ne ha avuto e pochi mesi, peraltro non entusiasmanti però sufficienti lo scorso anno, non possono creare il “calciatore tipo”.
Impietosa la fascia destra dove, gli avversari, sono liberi di passeggiare a loro piacimento.
La corsia sinistra funziona a targhe alterne, ma quella opposta è inesistente.
Quanti Santi ancora dovremo disturbare prima che lassù, nei corridoio alti di Formello, qualcuno venga folgorato sulla via di Damasco decidendo così di intervenire sul mercato?
Marusic è un buon giocatore per le partitelle scapoli/ammogliati del martedì sera.
Patric ha un pò di garra, piede poco, però almeno non sembra un corpo estraneo alla squadra.
Poi parleremo anche di Durmisi, c’è poco da dire, si presenta da solo ed è stato uno dei “colpi estivi”.
Aboliamo le corsie esterne per favore!

SALVARE IL SALVABILE

Nella mediocrità al Bentegodi, voglio salvare il salvabile e cioè la conferma che la coppia Immobile/Correa funziona.
Sprecona, scialacqua occasioni qui e lì, ma Joaquin tra assist, dribbling e scatti, non ci fa certo rimpiangere il più compassato Luis Alberto.
Immobile ha segnato grazie all’azione avviata dal tacco del Tucu, un “Tucu di class” insomma.

LOTITO SVEGLIA

Claudio Lotito ha poco da esaminare, perchè per l’ennesima volta il mercato, salvo Correa/Badelj/Berisha, ha saputo offrire poco al gioco.
Il bilancio è positivo, i soldini ci sono.
È stato mirato a puntellare il modulo di Inzaghi che però non decolla.
La colpa è del mister?
Forse dovrebbe rendersi conto dei suoi ragazzi e le loro capacità, ma più colpevole ancora la dirigenza che non mette l’allenatore in grado di fare il suo lavoro.

Lotito ha visto, ora invece di sbraitare mano al portafoglio che gennaio è vicino!

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