“Semo da gembion”, lo dice lui. “Semo da gembion” lo dicono loro. Chi? Il trittico atomico Tare/ Lotito/Diaconale, che, in quanto a prosopopea, atteggiamento improntato ad una presuntuosa e talvolta ridicola gravità, hanno raccontato nei giorni scorsi sino ad oggi, di una rosa completa.
Sì, sì, completa= da Champions League.
C’ho pensato tanto prima di mettere nero su bianco quello che mi passa per la testa, ho cercato di mediare per non cadere nella troppa emotività che mai sbagliata sarebbe come adesso.
Mi arrovello, cerco di fare un esame di coscienza, mi convinco che ieri sera la Lazio ha dato filo da torcere alla Juventus di Cristiano Ronaldo Sua Maestà per buoni 70 minuti.
E questo mi avrebbe fatta felice. Mi avrebbe fatta felice se non notassi il posto in classifica e la panchina senza ricambi da costringere all’entrata di Pedro Neto. Non ce l’ho col portoghesino, anzi, se il titolare è Marusic allora ben venga, però contro una vera “big”, una che come scopo ha la vittoria della Champions League, un ragazzino alle prime armi che ha giocato solamente 16 minuti contro il Novara, lo reputo allucinante.
La situazione è figlia di un mercato estivo scellerato, che, oltre all’emergenza difensiva, a tamponare la partenza di Pipe, è stato solamente un’aggiunta di calciatori col malcontento.
Adesso servirebbero gli innesti, adesso, quando la zona Champions League si allontana pericolosamente. Invece cos’abbiamo? Una dirigenza spocchiosa che non solo non capisce la difficoltà di combattere su tre diversi fronti, ma ha dichiarato impunemente che la rosa è competitiva così com’è.
Stamattina ho letto le dichiarazioni di Arturo Diaconale e mi sono dovuta stropicciare gli occhi e ne riporto un estratto:
“In questi giorni si è discusso molto sulle necessità di rafforzamento, ma una squadra che si esprime così, che bisogno ha di acquistare se non pedine di livello che al momento non sono in circolazione? La Lazio è una squadra di massimo livello. Il tifo si può manifestare in tanti modi, ma è stato bizzarro che nel giorno in cui sia stata offerta una prestazione così di cuore, siano apparsi striscioni che manifestano sfiducia nei confronti di quei ragazzi che stavano dando tutto e che stavano mettendo sotto la Juventus.”
Basita, incredula, inc….
Titoli di coda per una messinscena pilotata a regola d’arte.Sbandieratori del “non ci serve fare mercato”.
E la Lazio è ferma in un limbo costretta allo standby. L’ottima prestazione offerta contro la Juventus, la partita di cuore tanto inneggiata dal signor Arturo Diaconale, sarà l’alibi perfetto perché “la Juve rubbbba“, “rubbbberanno” anche le altre, scuse per non affrontare la realtà: Allegri in panchina aveva Bernardeschi e Cancelo, Simone Inzaghi non aveva nulla, se non un portoghesino di belle speranze non pronto ad una serata così.
Il Messaggero aveva spalancato lo scenario dell’assenteismo sul mercato meno di una settimana fa, tra le colonne di un articolo era scritto in maniera lapalissiana che, di tutti i nomi fatti, non ce ne sarebbe stato uno in arrivo.
Trattative? Solite st******e che riempiono le pagine di quelli che non sanno che scrivere per far passare la giornata.
La società rimane sulla sua convinzione: la squadra è completa e non c’è alcuna intenzione ad intervenire sul mercato.
L’idea bislacca non è mai stata taciuta né da Lotito e né da Tare, della serie: “non aspettatevi niente!”.
L’alibi è quello di non stravolgere e continuate ad annoverare fiducia agli elementi presenti nell’organico. E la fascia? Si aspetta il rientro di Marusic, il forse reintegro di Djavan Anderson o l’aggregazione di Dusan Basta, così come dichiarato da Inzaghi sabato nella conferenza stampa prepartita, tenendo inoltre l’opzione Parolo e Patric.
Noi aspettavamo un qualcosa che fin dal 3 gennaio era stato palesato non sarebbe successa.La situazione è sempre stata chiara senza troppi giri di parole: cessioni, questo il primo punto all’ordine del giorno.
Poveri noi, “ultimi romantici”, che aspettavamo un qualcosa pur sapendo, in fondo, che non sarebbe arrivata. E per questa illusione soffriamo lo stesso. Perché dopo aver perso drammaticamente un posto in Champions League il 20 maggio, abbiamo capito che la società non ha imparato la lezione e ce lo sbatte in faccia continuamente con affermazioni che raccontano di chissà quali voli pindarici.
Ave a noi tifosi che nutriamo la Lazio coi sogni nel disinteresse di chi dovrebbe fare il bene di questa squadra e non lo fa.