Proviamo a rispondere ad una domanda: è nato prima l’uovo o la gallina? Tradotto in biancoceleste: Strakosha è davvero un portiere mediocre?
Ultimamente il suo nome è sempre più in auge quando, dopo una sconfitta, si attribuiscono le colpe e per assistere alla “pubblica” gogna”, basta fare un giro sul web, oppure ascoltare le radio laziali. Quindi la domanda sorge spontanea: è davvero da sentenziare senza possibilità d’appello?
Prima di emettere il verdetto, bisogna analizzarlo al microscopio stilando la classica lista dei pro e dei contro.
Su di lui i pareri sono discordanti, tra i vari ex calciatori ad esempio, qualcuno lo difende, qualcun altro non lo reputa un fuoriclasse ma nemmeno una “scarpa”. E forse la verità è nel mezzo, in un mezzo che si pone tra l’essere scarso e l’essere Peruzzi. Non è un fenomeno, non è un portiere maturo e non darebbe sicurezze in un torneo importante tale la Champions League, questo è tutto vero, ma non è nemmeno Etrit Berisha.
Thomas ha limiti evidentissimi soprattutto quando abbandona il suo stare tra i pali e si avventura in uscite spesso spregiudicate o non esce proprio e nei rinvii da “ergastolo” che spesso sono stati fonte di errori grossolani. Perché tra il rinvio ed un cross all’avversario, il passo è breve.
Dobbiamo però ripercorrere il suo percorso e farlo ricordando che, prima di essere crocifisso, è stato amato per un carattere freddo e stoico. Praticamente il contrario di Federico Marchetti spesso condannato per eccesso di emotività. Dalla panchina di Salerno a titolare inamovibile nella Lazio senza passare per il via, avrebbe scombussolato chiunque e soprattutto, la promozione improvvisa, ha fatto sì che il giovane bruciasse le tappe troppo in fretta. Ciò che conta non è la meta, ma il viaggio, ecco, Strakosha non si è goduto il panorama.
Pro e contro di un portierino che dalla sua ha proprio l’attenuante della poca esperienza, di essere incolpevole di ciò e tecnicamente parlando, vanta un curriculum mnemonico di grandi belle parate.
Pro: il margine di crescita. Su questo punto ha insistito anche Orsi, illustre biancoceleste, che più volte ne ha parlato come un ottimo prospetto futuro.
Pro: è agile e ci prova sempre a fermare il pallone.
Contro: spesso non ci riesce.
Dunque il problema è l’inesperienza? Ai posteri l’ardua sentenza.
Ma c’è una domanda che gira sul web e la risposta è tanto semplice quanto banale: perché gioca sempre lui? Facile come bere un bicchiere d’acqua, non ha sostituito, non ci sono alternative. Avere la maglia titolare assicurata e non poter tirare un sospiro di sollievo, non è un bene per o giovani ed è una responsabilità che pesa.
Perché allora tanto accanimento?Pro e contro, adesso è il momento dei “contro” perché nessuno è perfetto, tantomeno Thomas.
Non esce mai, nel caos che spesso si crea in area, proprio il portiere potrebbe essere provvidenziale. Lui non lo è, o comunque lo è troppo poco.
Contro: mastica la gomma e comunica poco con la difesa. Spesso abbiamo assistito ai protagonisti della retroguardia, ultimamente Acerbi il focoso, strillare cose indirizzate all’albanese, imputandogli una mancata uscita o una mancata chiamata del pallone.
La colpa è sempre del portiere?
No, spesso è anche dei difensori. Strakosha non è poi così orribile e se non vi piace, ricordate che non tutto fa Proto. È una continua altalena tra belle parate ed errori da principiante livello scuola calcio.
E se non ci fosse lui, quanti portieri migliori si troverebbero in giro con il budget lotitiano?Vi rispondo io: nessuno!