In mezzo scorre il fiume: è stata tutta una questione di “addio sogni di gloria, addio castelli in aria”, per un Vecino di troppo e ci siamo ritrovati a sperare che qualcosa cambiasse ancora una volta.
Invece torna l’addio, il primo stagionale, all’Europa League forse vissuta senza troppa ambizione. Allora cosa resta? Spesso siamo impegnati a guardare le porte che si chiudono da non accorgerci di quelle aperte. Resta in ballo la Coppa Italia, resta in ballo metà campionato con le gentili concessioni di cadute altrui, magari.
Da una parte ci sono le speranze, dall’altra il Genoa e la consapevolezza che la Lazio è abbonata alle beffe e spesso, una di queste, può costare caro. Do you remember De Vrij?
Ci possiamo credere o no?
Sparare a zero e dire “no”, è forse ingiusto, gridare alla certezza è forse sconsiderato, ma rimane il fatto obiettivo del tempo a cui spetta l’ardua sentenza.
Rimane anche un’altra consapevolezza: o si fa mercato, o meglio non andarci proprio nell’Europa Vip.
In mezzo scorre il fiume e dopo il pomeriggio al Marassi, tra imprecazioni varie, l’idea che la Lazio non sia una squadra da quartiere alto in classifica, si è insediata nella mente di tutti noi.
Gli infortuni, la sfiga, il gap tra panchina e titolari.
Badeljissimo escluso, le riserve non sono da Champions e nemmeno da Genoa.
Le dirette inseguitrici anche, sono un bel problema perché al contrario di Lotito, tutti sono corsi ai ripari per rafforzare l’organico e proprio il Milan, futuro rivale, sta vivendo un momento di forma strepitosa.
L’ha Piatek bene!
L’Atalanta segna, la Roma pare resuscitata…ma c’è da mettere in conto che la gang di Gasperini è forse più instabile dei biancocelesti e la Roma rimane una squadra capace di prenderne 7 dalla Fiorentina.
La Lazio vive nella sua bipolarità conclamata, tra le grandi armonie e le più nere batoste.
In mezzo scorre il fiume, in mezzo un derby su cui peseranno gli umori di due rivali ataviche che si combatteranno un quarto posto. O si sale o si cade.
Allora tra punti interrogativi, rimane ancora l’illusione? O ci stiamo raccontando belle bugie per sopravvivere alle brutte verità?
Vi dico la mia: vi conviene crederci, le maglie bagnate di sangue e di sudore!
Champions si, Champions no? Se famo du’ spaghi!