La storia lo racconta: vincere è quello che conta. Ma come si vince? Questione di equilibrio e di equilibri. Nel calcio, come nella vita, ciò che conta è saper rimanere in bilico tra “Santi e falsi Dei”, apprendere l’arte del funambolismo e cercare di cadere il meno possibile.
Simone Inzaghi non ha ancora trovato l’elisir per una lunga striscia di successi consecutivi, nemica anche la sorte che è arrivata a pungolare qui e lì con infortuni, pali, traverse….
Il tecnico piacentino ha saputo fare di necessità virtù e questo gli va riconosciuto soprattutto in materia “difensiva”, perché in troppi avevamo urlato alla fine del mondo rimanendo poi piacevolmente sorpresi. E più di qualche volta.
La partita del Franchi è stata un po’ l’emblema di questa stagione. Un’illusione che poi si scontra con la verità, il Marsiglia e dopo la bastonata, il derby e lo stop in classifica.
Pochi cambiamenti si sono affaccendati nel modulo, pochissimi, resi significativi soltanto grazie alle sporadiche variazioni degli interpreti. Un gioco possibile con la forma fisica ritrovata, con Immobile più Correa o Caicedo, con l’arretramento di Luis Alberto e Milinkovic-Savic. Un modello che spesso ha lasciato basito lo stesso Simone che lo aveva schierato con qualche sorpresa pronta a sbucare fuori dall’uovo di Pasqua.
Un modello che aveva regalato emozioni nonostante i tanti infortuni. La difesa, salvo piccole distrazioni seppur letali, sembra essere consolidata, il centrocampo ha riscoperto le sue alternative Badelj/Cataldi e che c’è vita oltre Parolo. Un attacco che può essere “combo” più che individuale ed incentrato sul solo Immobile.
E se qui si parla di equilibrio, prendendo ancora una volta la partita contro la Fiorentina, emblema di una stagione intera, ecco che torna il rovescio della medaglia a pesare; il continuo spreco, Correa che non tira in porta e spesso perde tempo , l’atteggiamento di alcuni poco incisivo.
Ed è ancora una questione legata al filo dell’equilibrio ciò che stupisce maggiormente e cioè la Lazio “a trazione posteriore”. L’attacco langue e patisce il calo fisiologico di Immobile, ma nelle gare in cui la difesa ha girato, ad esempio contro la Roma o contro il Milan in Coppa Italia quando la porta di Strakosha è rimasta inviolata, ne ha giovato anche il reparto avanzato, nella fattispecie durante la stracittadina.
Quindi, il miglior attacco è la difesa?
In bilico tra Santi e falsi Dei…. Una stagione diversa dalle due precedenti che però ha sciolto in parte alcuni dubbi.
“In bocca ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà”, canta Caicedo che, quest’anno, si è fatto perdonare sicuramente la defaillance di Crotone che sgambettò la Lazio nella corsa alla Champions League. Correa non tira troppo in porta , ma è fondamentale per la costruzione del gioco e si è confermato il giusto acquisto. Pedro Neto esiste! Non dimentichiamo mai che Neto esiste!
Valon Berisha invece è ancora sul filo del rasoio, la sua avventura capitolina non è iniziata nel migliore dei modi e sta proseguendo nel buio più totale di una lungodegenza. Arriverà il suo riscatto?
Il raggiungimento dell’obiettivo quarto posto, non è importante solamente per il morale, ma anche perché in bilico c’è il futuro di qualche calciatore in rosa ed è il caso di Milinkovic-Savic/Alberto. La dirigenza è pronta ad ascoltare le offerte e peserà anche la volontà dei giocatori.
Tra Santi e falsi Dei, il quarto posto.
Qualcuno ci crede ancora, qualcuno ha smesso, qualcuno non c’aveva mai creduto. Inutile nasconderlo: il gioco si è fatto duro e quasi non dipenderà più solo dai duri che cominceranno a giocare, ma il destino è anche nelle mani di quelle sopra di noi. Un ruzzolone è sempre cosa gradita!
Così la Lazio rimane appesa ad un filo aspettando che il campionato faccia il suo corso con la speranza in Coppa Italia e quella di non sciacquare più.