Io ho sempre pensato: non è che una mattina ti svegli e non sai più come si gioca a pallone. Ammetto di non conoscere la dietrologia che si cela dietro ad un calciatore, nella vita ho fatto altro di mestiere.
E questo lo ripetevo continuamente quando la gente mi diceva: “Milinkovic è ora che si fa la panchina”.
Certo, è giusto che ognuno di noi sia consapevole della legge secondo la quale tutti son utili e nessuno è indispensabile, però quando il mondo diventa il calcio, in universo a parte, allora quella legge può essere bugiarda.
Ci siamo chiesti ad inizio campionato se c’avevano mandato il fratello gemello, poi ho capito; persa forse la spettacolarità rispetto allo scorso anno ma, dolenti o nolenti, Sergej è indispensabile per la Lazio.
Ho capito che tutto si riduceva ad una posizione in campo e seppur perdi lo show, non perdi i palloni recuperati, non perdi la supremazia sui duelli aerei. Perdi la “vetrina” e non la sostanza.
Eravamo tutti terrorizzati in estate alla sola ipotesi di perderlo, siamo stati poi terrorizzati nell’avanzare l’ipotesi che, anche sputare in faccia ai milioni, non era stata una mossa azzeccata, che ci saremmo potuti permettere un bel colpo di mercato perché la sua magia era svanita…. Ma non era svanita, aveva solo cambiato ragione d’essere.
Era lo stesso Milinkovic che avevamo conosciuto? Quello che ci aveva abituati alle giocate perfette, era lo stesso degli errori assolutamente inspiegabili? A quanto pare sì. Avevamo sbagliato chiave di lettura, oppure leggevamo il libro al contrario.
Un paradosso: quando il livello di concentrazione richiesto è altissimo, lui sbaglia pochissimo. E stiamo parlando del giocatore che tranquillo aveva segnato in semifinale di Coppa Italia contro la Roma sia all’andata che al ritorno e quello a cui abbiamo visto commettere ingenuità clamorose contro le “piccole”. Ma state a vedere che il problema era tutto nel ruolo!
Trasformato da quasi attaccante a centrocampista puro e semplice. “Semplice” però, non si può accostare a Milinkovic-Savic. A “mister 100 milioni”.
Giocate perfette, sontuose e poi le ingenuità, anche lui è un uomo. Sbaglia, “errare è umano”.
23 anni son pochi per pretendere l’alienazione di un calciatore extraterrestre come Cristiano Ronaldo, 23 anni son pochi per giurare fedeltà eterna ad una maglia. Ma la Champions League, quella che sul curriculum gli manca, che non ha fatto arrivare i top club ai 100 milioni richiesti da Lotito, potrebbe essere lo snodo per continuare un percorso insieme, perché lui la merita l’Europa VIP.
Ammettetelo, a molti di voi, sembrerà banale e non fatelo se volete un minimo differenziarvi dalla banalità. Io preferisco essere banale ed ammettere che Milinkovic c’ha regalato la speranza di un’ambizione rincorsa fino all’ultimo lo scorso anno e ce l’ha regalata sotto le luci di San Siro!
Sergej, al 13′ per la vittoria biancoceleste, è intervenuto dopo la gara, ai microfoni di Lazio Style Channel:
«Ha aiutato tanto il mio gol all’inizio, abbiamo tranquillizzato la partita, forse giocando troppo indietro, ma alcune partite sono da vincere anche così»