Abbiamo imparato che potrà finire un giorno l’offerta limitata Mondial Casa sempre ultimo giorno da trent’anni, trenta come la vittoria che manca alla Lazio perché a San Siro non si vince mai, almeno contro il Milan. Quello stadio che ci ha regalato due gioie con l’Inter, coi rossoneri racconta tutta un’altra storia.

Abbiamo imparato che non è bene fare arrabbiare Luiz Felipe, ma soprattutto abbiamo imparato che una partita spesso può non finire al triplice fischio perché sabato ne son successe davvero di tutti i colori.

Fu De Vrij, poi Durmisi,  sempre un momento di sana follia ci trascina lontano dalla Champions League e lo fa negli ultimi minuti.

Possiamo parlare di Lazio-Milan raccontando la storia in due capitoli: campo e fuori campo.

CAMPO

La Lazio continua a collezionare un passo falso dopo l’altro, anche nel match che forse valeva più di tutti. Il destino lo ha scritto Rocchi. Questo però non può più essere una scusa soprattutto dopo le defaillance con Spal e Sassuolo, non è ammissibile racimolare solo un punto per una squadra che ha grandi ambizioni da Champions League. Quarto posto che è diventato altamente improbabile, ma matematicamente non ancora impossibile. Arriverà a breve quella partita contro l’Udinese rimasta in sospeso e finalmente la classifica prenderà forma. E soltanto se verranno portati a casa tre punti, potemmo definirci “in corsa”. Probabilmente dopo la sconfitta a San Siro sfuma per l’ennesimo anno l’obiettivo prefissatosi a inizio stagione. La  Lazio deve quanto meno centrare la finale di Coppa Italia, altrimenti la stagione non potrebbe che definirsi fallimentare.

FUORI CAMPO

Tappate gli occhi ai bambini, non esiste gesto sportivamente più brutto di quello compiuto da Kessiè e Bakayoko, un “teatrino” indecente. Cose dell’altro mondo che difficilmente si vedono su un campo di calcio. Odio, fomentazione della violenza da parte di professionisti che per primi dovrebbero rispettare lo sport e non sputarci sopra. Facciamo presto ad incriminare due figurine, i veri o presunti  “buu”, ma quando sono due calciatori dipendenti di una società, non rimane altro che una parola: patetico. Prendersi la maglia di Acerbi, un uomo vero,  che voleva la pace e deriderlo e ve lo dico fuori dai denti, fa schifo! Eppure andrà a finire nel dimenticatoio, nessuno leggerà il codice di condotta morale,  nessuno si indignerà….. ma noi non la dimenticheremo. E non nel nome dell’odio, ma in quello della rivincita sul campo nella semifinale di Coppa Italia, sbattendoli fuori, facendo crollare le loro certezze, perché anche il Milan non brilla per “imbattibilità”.

LO SPUTO

Come rivelato dalla Gazzetta dello Sport,  gli ispettori federali hanno beccato un tifoso rossonero mentre si adoperava in uno sputo indirizzandolo a Simone Inzaghi nel momento in cui abbandonava il campo dopo essere stato espulso da Rocchi. Un gesto vile, che molto probabilmente già domani farà scattare un’ammenda per il Milan.

.”..Ma poi ho camminato tanto e fuori

C’era un gran rumore

E non ho più pensato a tutte queste cose..

E va bene così, senza parole”…

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