Silenzio assordante quello dell’Olimpico. Cornice perfetta per una partita sconvolgente, un disastro che non poteva essere annunciato perché davanti non c’era la Juventus, non c’era il Napoli, bensì il Chievo già retrocesso.
E se dal principio si trattava del “morbo da big”, ora il morbo è delle “provinciali”, ma se non vinci contro il Chievo, che ce vai a fa’ in Champions/ Europa League?
All’Olimpico è successo l’imponderabile: i veronesi con una vittoria in 32 partite di campionato e 11 punti in classifica, surclassano la Lazio di Simone Inzaghi. Solo schiaffando i numeri bene in vista si può capire l’amarezza del tifoso.
Milinkovic fa il bambino e dispensa calci nel sedere, gesto inqualificabile per un professionista. Perché ci battiamo il petto solamente davanti al comportamento antisportivo delle altre, guardiamo in casa nostra prima di parlare. Idem Luis Alberto che ha fatto i capricci nel finale e si è fatto espellere per un atteggiamento polemico verso l’arbitro. Sugli altri non c’è praticamente nulla da raccontare.
Mister Inzaghi si è presentato in conferenza stampa con le solite frasette da glossario: “Dobbiamo voltare pagina- spiace….” peccato che il tempo per voltare pagina è finito e bisogna buttare il libro.
Gli eroi da Instagram, i post sull’unità del gruppo, la voglia di farcela, sono diventati insopportabili nenie a cui si cerca di fare aggrappare il tifoso.
Non c’è Pasqua che tenga dopo la vergogna di 11 professionisti pagati fior fior di milioncini e così la Lazio si è allenata anche ieri.
Inzaghi ha avuto un nuovo lungo confronto con la squadra, nulla che non sia già successo in questa stagione fallimentare rispetto alle altre. Un’ora di colloquio, una riunione per capire da dove ripartire.
C’è poco da scherzare perché, visti i risultati, l’unica possibilità per l’Europa League è la vittoria in Coppa Italia.
Che giochino le nuove leve, Neto, Jordaö, che si dia spazio ai nuovi arrivati il prossimo, che si buttino via le gerarchie e che nessuno, Milinkovic-Savic/Immobile/Alberto inclusi, abbia l’etichetta di “intoccabile”.
Preferisco perdere coi ragazzini in campo, coi giocatori forse limitati tecnicamente come Lulic, ma quelli che ci provano, che si sbattono per 90 minuti, perché rispettare la maglia è la prima cosa!
Nessuno parli più di GEMBIONZ, l’era dei proclama è finita!