E se prima era troppo presto per tirare le somme, adesso possiamo fare un
bilancio della stagione biancoceleste chiusa con la vittoria in Coppa
Italia.

Sarà forse una cosa poco elegante, ma è anche lecito
farsi una domanda; Luis Alberto è stato il grande assente? E quanto ha
realmente pesato il suo netto calo?

Aveva fatto le scarpe a Felipe Anderson, con la
partenza del brasiliano però, lo spagnolo non ha saputo riconfermarsi. La
famosa “maledizione della 10”? 

È lapalissiano;  non ha mai eguagliato i livelli
dello scorso anno, tranne qualche scintilla dell’ Alberto che conoscevamo vista
qui e là, a Cagliari tanto per non andare troppo a ritroso.

L’importanza di Luis, non era  legata al
gol, 
ma all’assist, alla precisione e
i tempi perfetti.

Il trequartista
 durante questa stagione è diventato un mistero. In tanti avevano
vociferato se non fosse altro che un “malato immaginario”,
tra la Lazio che smentiva la famosa pubalgia e lui che continuava ad
accusarla.

L’ascesa di Luis
Alberto all’apice delle gerarchie di Simone Inzaghi, era iniziata per caso,
complice l’infortunio che aveva tenuto lontano dal campo Felipe
Anderson. Così, il ragazzo che voleva abbandonare il calcio, aveva
guadagnato la luce dei riflettori. 

Un anno magico e poi
l’estate. La mancata convocazione, che per tanto tempo era sembrata quasi
certa, per il Mondiale di Russia con la Spagna e le voci di mercato. Si mormorava infatti,
di una chiamata da parte del Siviglia, la possibilità di tornare in patria per
Alberto e famiglia. Ipotesi che aveva trovato un muro e che si era scontrata con i progetti di Lotito, dopo aver ceduto il suo gioiello Anderson non aveva intenzione di
veder partire un’altra pedina fondamentale per l’assalto Champions.

La Lazio promise di aumentare l’ingaggio, ma, dopo i rinnovi più importanti di Milinkovic e Immobile, per Luis Alberto rimasero solo parole al vento.

Il
rinnovo non si è visto, l’avvio di stagione è stato deludente: un infortunio, dal
campo nessuna riposta, le “magie” latitanti e tutto è diventato
crisi.

Non voglio essere cattiva,  ma sono convinta che
se Alberto fosse stato più presente, avesse dato di più, forse anche i punti
accumulati sarebbero stati di più. 
Mi spiego meglio: nessuna squadra è composta da un singolo, però spesso un
singolo può fare la differenza. Soprattutto nel reparto offensivo che non ha
gioito a pieno di Ciro Immobile e seppur abbiamo assistito all’ascesa di
Caicedo, il RUOLO dello spagnolo era di vitale importanza.

Eh già, perché per quanto possiamo fare i vaghi, Luis
Alberto è stato il trequartista che è mancato.

Inzaghi probabilmente pensa a lui con un po’ di
frustrazione, forse rimpianto o malinconia del giocatore che fu. Il buio totale con una vocina in
testa che più volte gli aveva suggerito di mollare, di cambiare mestiere. Poi l’improvvisa ascesa e la consapevolezza. Poi il caos.

Abbiamo capito che Luis patisce molto l’emotività.
Pur essendo stato un protagonista nell’ incontro tra Lazio e Parma, finito 4-1
per i biancocelesti, il calciatore autore di una doppietta ed un assist, 
non era apparso molto soddisfatto.

Al termine della gara infatti, si era sfogato ai
microfoni di Sky Sport con alcune dichiarazioni polemiche: “qui a Roma non
sono mai contenti”
.

Anche il gesto palese mimato con le mani, “parlate, parlate”, verso la Curva…. Insomma, diciamo che aveva espresso un po’ di malessere.

Fatto sta che “El Mago”, ammirato in campo
nella scorsa stagione,  è mancato.

Problemi di mercato,  problema
di testa, insomma, un insieme di cose che più volte ha inciso sul rendimento di molti giocatori.

 

Adesso mi chiedo: quale dei due Luis Alberto è quello vero? Quello che fa magie, o quello caratterialmente “incompleto”? Lotito che ruolo avrà nella sua carriera? Deciderà di metterlo sul mercato o lo terrà stretto?

La domanda più importante però è una: Cosa vuole Luis Alberto?

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