“Nel 2000 la Lazio era la squadra più forte del mondo”. Parole che non si dimenticano facilmente, soprattutto quando a pronunciarle fu un certo Sir Alex Ferguson.
Una Lazio lontana 20 anni, o poco meno nel tempo, eppure rimasta così cara a noi tifosi. Una formazione che spesso recitiamo a memoria scorrendo l’album dei ricordi. Sembra solo ieri, invece…
Siamo stati cullati in un tempo di grandi fasti, ed oggi siamo divenuti l’anello di congiunzione tra una società umile ed una di lusso; siamo una squadra di medio livello dal passato di alto lignaggio.
Perché ho fatto tutto questo cappello?
Perché è impossibile non farlo quando torniamo distrattamente a parlare di lui, o lui torna distrattamente a parlare di noi. Può essere stato simpatico o meno, ma è Sven Goran Eriksson.
A Napoli l’edizione di Football Leader 2019, che ha visto tra i premiati l’allenatore del secondo Scudetto biancoceleste.
Non si può allora non parlare anche della fastosa era targata Cragnotti, dei tanti trofei vinti e del rispetto che la Lazio conquistò in Europa.
Eriksson ha ricordato tutto con il petto gonfio d’ orgoglio, dei sogni realizzati da Sergio Cragnotti e poi ha fatto un punto sulla Lazio oggi:
“Tre anni e mezzo vissuti alla grande, sia per me che per la squadra intesa come club. Sette titoli vinti in tre anni, una squadra davvero fortissima. Il merito fu dei giocatori ma soprattutto del Presidente Sergio Cragnotti, che ha esaudito ogni mio desiderio. Una cosa non da poco. Avevo uno squadrone, forse il migliore a livello europeo e nel mondo: apprezzavo ogni singolo giocatore. Oggi non seguo molto la Lazio, ma so che sta facendo molto bene. Penso che Inzaghi abbia fatto un grande lavoro ed è giusto che ne rimanga alla guida. La vittoria della Coppa Italia mi auguro gli permetta di ricominciare al meglio la stagione futura. Un giorno la Lazio potrà tornare a lottare per lo Scudetto, ma da affrontare ci sarà sempre lei: la Juventus”.