“…Tutta la gente corre a casa davanti alle televisioni. Ed un pensiero le passa per la testa. Forse la vita non è stata tutta persa. Forse qualcosa s’è salvato. Forse davvero non è stato poi tutto sbagliato. Forse era giusto così Forse ma, forse ma sì…” VASCO REGNA!
Perché ho esordito con la meravigliosa Sally ed un tributo al tour del mitico Blasco? Perché proprio come Sally, sento che fuori piove ( figurativo da pathos drammatico) , sento che bel rumore ed un pensiero mi passa per la testa…
Ricominciamo da qui, da una Coppa Italia dopo giorni in cui ha regnato il silenzio assordante di Simone Inzaghi, disertore in conferenza stampa e lontano dai microfoni. Due settimane perse a rincorrere nomi, ad attribuire meriti o colpe, a litigare sui social se fosse stato o meno il colpevole dell’ottavo posto in classifica.
Qualcuno ha voluto venderlo come un “rinnovo per nulla scontato”, ha voluto vendere l’ipotesi di addio che, proprio in questo lasso di tempo, era stata smentita da Lotito in persona. “Tutte cavolate, Simone resta”. Aveva sbraitato il patron capitolino ai quattro venti.
Col senno di poi, avremmo dovuto crederci senza farci troppe domande, senza candidare troppi “eredi”. Adesso il contratto è sottoscritto ed in cassaforte, non è però cosa banale ricominciare un nuovo ciclo con una vecchia conoscenza. Con lo stesso uomo. C’è voglia di crescere, o almeno così ci viene raccontato da anni, si è scelta indubbiamente la continuità piuttosto che la scommessa, ma “continuità” è davvero sinonimo di “crescita”?
Due trofei, sorpresa e sciatteria, perché per quanto si sia provata qualche piccola modifica, il mantra rimane solo uno: 3-5-2. Un modulo che racchiude in sé proprio sorpresa e sciatteria, i due volti di una stessa medaglia. Un modulo copia/incolla che era la vera “ombra” sul tecnico piacentino e l’accusa di poca fantasia.
Le poche idee innovative però, sono figlie di un mercato che non ha portato a Roma quel cambiamento auspicato nelle presentazioni. Troppa fanfara, poca sostanza. Adesso bisogna chiudere i ponti col passato. Sarà ancora Simone Inzaghi, ma questo porterà la rivoluzione promessa dal duo atomico Lotito/Tare,o sarà solo metà rivoluzione? “Rivoluzione”, con questa parola ci siamo riempiti la bocca per anni. Quanto sarebbe bello se fosse l’anno buono!
Tornando a Simone, stesso uomo, stesse idee, stessi gusti, stesse gerarchie, stesso modulo, stesso tutto. Il neo/vecchio allenatore, ha già puntato i piedi, ha fatto la voce grossa ed ha chiarito che nessuno dei suoi big è “sacrificabile”. La dirigenza proverà ad accontentarlo, almeno in parte, perché un ruolo importantissimo lo giocherà questa sessione di calciomercato.
Il mister non vuole stravolgere la squadra, ma allora è la mentalità a dover essere stravolta. Tredicenni in gita al lago che portano un pallone, o quelli che hanno vinto la Coppa Italia battendo l’Atalanta? Quale delle due è la vera Lazio? In mezzo scorre la Champions League, il raggiungimento del quarto posto che, ad oggi, è stato solo un “obiettivo chimera”, uno specchietto per le allodole, una strategia di marketing.
La Lazio è un’eterna incompiuta, dominata dai “potevo, dovevo, volevo”, che questi siano un pallonetto a Crotone, le cadute contro le ultime della classe, la generosità infinita nel lasciare punti qui e lì.
La Coppa Italia è il lasciapassare per l’Europa, ma un ottavo posto in classifica, signori miei, non è tollerabile per una squadra che puntava al top. Tutti bravi con la Coppa in tasca, tutti bravi a parlare, ma se vogliamo essere sinceri, la verità non piacerà, la verità parla di una stagione fallimentare, fuori da tutto, salvata per il rotto della cuffia.
Lo step per l’Europa Vip, la tanto agognata Champions, passerà per altre 38 giornate e sarà un lavoro epico: la società con gli acquisti, Inzaghi con le capacità, i calciatori con gli attributi.
Torniamo per un momento al reale significato del rinnovo di Simone Inzaghi. Qualcuno direbbe “mancanza di alternative”, anche se al mondo non esistono solo panchine blasonate come la Juventus & Co., dunque l’ipotesi che sia stato un adattarsi perché non si trova di meglio, va miseramente a decadere.
Io credo invece che, gli ulteriori 2 anni di contratto, sono il periodo finestra nel quale il tecnico piacentino potrà capire se gode a pieno della stima da parte della dirigenza, di Lotito in primis. 2 anni in cui farà le sue richieste, richieste che dovranno essere misurate con quelle del DS, costruire una Lazio 2.0 significherà anche “accordo”.
Il reale valore della firma di Inzaghi, non sta nella lazialità, in un legame ventennale con la società, ma sta nelle ambizioni e nella crescita futura. In un dare/avere che non può essere considerato cinismo, ma il naturale ecosistema delle cose.