Vendo Keita a 30 milioni, salgo sul carro Mendesiano e compro Neto/Jordao. Li tengo 2 anni in un bunker sotterraneo a Formello, probabilmente per non far salire il valore del riscatto, poi dunque li riscatto a 13/14 mln. Li riscatto e li rivendo a 20 milioni, le conferme arrivano da Lisbona attraverso il portale “A Bola” e, senza cambi di sorte o smentite…. qualcuno farà pure l’ applauso per la plusvalenza.

The Big Bang Lotito Theory.

Nella vita non cerco il marcio ovunque, ma fatto questo preambolo, la domanda mi sorge lo stesso spontanea: ma perché Pedro Neto e Bruno Jordaö sono stati acquistati dalla Lazio?

Su Neto era stato detto un gran bene, le indiscrezioni parlavano di un interessamento di Tare già prima dell’avvento di Mendes, nell’affaire poi fu inserito anche Jordaö perché i due portoghesini sono come i carabinieri, vanno a coppia. Li prendi e li rivendi al paio. Eh sì, uno era il nome sull’invito, l’altro era il +1. Non mi credete? Eppure anche il Benfica dovrebbe accaparrarseli entrambi.

Non hanno lasciato il segno in quel di Formello, giovanissime scommesse a lungo termine che avrebbero potuto esserlo in un termine molto meno lungo, ma  la spada di Damocle che pendeva sulle loro teste e legava la cifra del riscatto alle presenze, è stato il più grande ostacolo per i due, quel fattore imponderabile che si è messo tra i baby e la maglia titolare.

A squarciare l’afa romana è arrivata l’offerta del Benfica. Vera o presunta che sia, ha comunque messo in chiaro la volontà del club capitolino, ossia quella di non trattenerli. Ma la Lazio non deve ripartire dai giovanissimi? E beh, mi mandi via i giovanissimi?

Entrare nelle logiche lototiane, frugare nelle sue elucubrazioni mentali, non è un lavoro facile, non è poco e forse nemmeno onesto. Lotito conosce logiche che la logica non conosce.

A noi comuni mortali però, la questione intorno ai due pubblicizzati “baby gioielli portoghesi” non è mai sembrata cristallina. Dall’altra parte del fiume c’è Igli Tare che più volte ha dichiarato: “non sono sul mercato”.Li abbiamo visti indossare la nostra maglia per 10 minuti, beh, potrebbero essere gli unici minuti. Così, dopo aver cercato tracce su Google, letto articoli per cercare di capirci qualcosa, mi viene sempre più il sospetto che il futuro dei due era stabilito sin dall’inizio. La Lazio li acquistò per 11,5 mln ed un prestito biennale a cui sarebbe stato calcolato l’obbligo di riscatto, il tutto per una cifra che avrebbe sfiorato i 26 mln. 26 milioni per due ragazzini sconosciuti a cui non è mai stata data la possibilità di calcare il campo nel campionato nostrano, sembrano un eccesso agli occhi di noi comuni mortali.

Già questo è bislacco, se poi ci aggiungiamo anche il “thriller del cartellino”, un errore in bilancio sembrerebbe infatti indicare l’acquisto dei due dallo Sporting Lisbona invece che dallo Sporting Braga con cifre, ovviamente, diverse da quelle riportate in questi due anni.

Ma da dove vengono ‘sti ragazzini? Possibile che Mendes li abbia creati un una notte?Esistono e di questo, dopo un anno, ne abbiamo avuto la prova inconfutabile. Tutto però riporta ad un solo nome, quello di Mendes. Era il tempo dei capricci di Keita, del fantasma “parametro zero” che tanto tormenta i sogni di Lotito altrimenti tranquilli. Fu il super procuratore a mediare tra il Monaco e la Lazio, trattativa che portò ben 30 mln nelle tasche della società capitolina per la cessione del senegalese. Dunque non è difficilissimo ipotizzare che l’arrivo di Neto e Jordaö a Formello, altro non sia stato che uno scambio di favori.

Chiamarli “affari”, togliere ogni minima traccia di romanticismo dal calcio, non è nella mia indole, eppure anche una “inguaribile romantica” come me, vede la cosa con cinismo, vede in ballo interessi tra club, procuratori, presidenti. Insomma, tutto quello che esula dai “baby gioielli”.

Fatto sta che ci continueremo ad interrogare su Pedro e Bruno, comunque vada a finire, partenza, muffa in panchina, ” ma che ce so’ venuti a fa, frutto di quel Mendes là!”.

Case, libri, auto, fogli di giornale….

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