Solo pochi giorni sono passati dall’omicidio di Fabrizio Piscitelli per mano di un killer ignoto. Una vera esecuzione consumata alla luce del sole nell’affollato Parco degli Acquedotti. La faccenda è tutt’altro che chiusa. Secondo quanto riporta iltempo.it, i funerali “in forma strettamente privata”, si celebreranno alle 6 del mattino di martedì 13 settembre nella cappella del cimitero Flaminio, “con tutte le cautele atte ad assicurare la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini”. E’ quanto disposto dal questore di Roma Carmine Esposito. Una scelta dettata da “ragioni di ordine e sicurezza pubblica”. Una decisione contestata da Angela Piscitelli, sorella di Fabrizio, che ha annunciato un ricorso al Tar contro il divieto della questura di Roma di celebrare i funerali in forma pubblica.

Di “Diabolik” in tanti ne stanno parlando, ma c’è una persona che forse è l’unica a doverlo fare: la moglie Rita, che   ha scritto una lettera alle istituzioni proprio in merito alla questione dell’ultimo salto in forma privata.

«Fabrizio non meritava di morire così. Nessuno merita di morire così. Ci è stato vietato di celebrare un funerale in forma pubblica per motivi di sicurezza. Ma la sicurezza di chi? Al contrario di ciò che si pensa e si legge sui giornali, Fabrizio era un uomo amato dagli amici e rispettato da tutti.

Non era un mafioso come lo si dipinge in queste ore: non ha mai subito condanne per associazione mafiosa o provvedimenti come il 41bis. E tutti i beni messi sotto sequestro ci sono stati restituiti.

Lo state uccidendo di nuovo; tanto quanto il killer infame che lo ha sorpreso alle spalle. Non ci saranno problemi di ordine pubblico lo garantisco.

Noi vorremo soltanto una cerimonia funebre che renda onore a Fabrizio, permettendo ai famigliari e agli amici di porgere l’ultimo saluto ad un uomo vero, un punto di riferimento per quanti lo conoscevano.

Abbiamo il sacrosanto diritto di rendere omaggio a mio marito come merita, noi famigliari e le centinaia di persone che desiderano farlo.Abbiamo il diritto e la volontà di consolarci nell’abbraccio della gente che voleva bene a mio marito. Ancora una volta, l’ultima».

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