La scorsa stagione Joaquin Correa si era messo in luce e proprio per questo non è roba strana se, dalla prima giornata ad oggi, sia stato il vero intoccabile per Simone Inzaghi.
Mai un momento di riposo, nemmeno in Romania.
El Tucu ha conquistato e condiviso i riflettori della piazza mercato con Milinkovic, il finale della passata stagione lo aveva consacrato, non male per uno che era stato preso solo per tamponare la cessione di Felipetto Anderson.
Joaquin però sta vivendo un momento a ribasso, giocate e numeri inferiori rispetto a quelle che c’avevano fatto sognare, assai lontani da quelli che avevano entusiasmato in estate nel precampionato.
Correa si dà da fare, sbraccia, corre, eppure si evince un problema: la difficoltà di centrare la porta. Noi aspettavamo un nuovo bomber, invece ci alziamo dalle sedia urlando: “ma perché questo non piglia la porta?”. O almeno così faccio io.
Era stato acquistato come una specie di “New Anderson”, ruoli completamente differenti sì, ma una cosa in comune: l’essere maledettamente discontinui. E se il mestiere di Pipe relativamente esigeva di gonfiare la rete ed era incentrato sul condurre l’attaccante in area alzando la squadra, il compito di Joaquin richiede non solo l’assist perfetto, ma anche timbrare il cartellino.
Quanto pesa davvero la fase calante del Tucu fuori dal campo? Cosa si dice nei corridoi segreti di Formello?
La società non appare preoccupata dal rendimento del calciatore argentino, non ha alcuna intenzione di chiudere un bilancio dopo solo 5 giornate.
Lotito stravede per Correa e la dirigenza punta molto su di lui, nel presente, come calciatore del futuro e forse, lo dico senza peli sulla lingua, anche come stellare prossima plusvalenza.
Per il ragazzo è infatti pronto un rinnovo con relativo ritocco dello “stipendiuccio” di 2 milioni a stagione, con clausola rescissoria di 70 milioni.
Puntare su Joaquin: punto fermo della dirigenza capitolina che ha innalzato il ragazzo facendolo diventare un vero “big” in rosa. Tutto in un anno appena.