Primi 45 minuti di una noia bestiale. Vi ricordate la Lazio di Ballardini? Sicuramente molti di noi c’hanno pensato. Sto cominciando a credere davvero che la squadra, senza premeditazione alcuna, giri intorno ad un solo magnifico elemento; Milinkovic.

Spesso ha fatto fatica anche con la sua presenza è vero, ma senza di lui, lo dico papale papale, “non se poteva guarda’”. L’attacco impalpabile che sentiva la nostalgia del guizzo argentino. Il centrocampo…. Va beh, pietra sopra faccio prima.

La Lazio vince e non avrebbe potuto fare altrimenti visto l’avvio traumatico contro il Cluj e la sconfitta a Ferrara troppo al di sotto delle aspettative.

Riavvolgiamo il nastro e torniamo a quei primi 45 minuti che hanno destato parecchie polemiche anche sui social network.

Una domanda mi sorge spontanea: esiste una vera identità di gioco?
Uno schema ben preciso che vada oltre il modulo, a proposito ieri ribaltato da un 3-5-3 ad un 5-3-2, uno schema ben preciso e tattico da poter funzionare con qualsivoglia titolare?

La Lazio è il parco giochi privato di Milinkovic?
Vanno di pari passo calciatori “volubili” come Alberto, quelli ad intermittenza come Correa, i granitici che ogni tanto franano come Leiva, il sempre presente Acerbi.
Dopo di loro elementi tecnicamente deliziosi, Cataldi ad esempio, Immobile alla perpetua ricerca del gol insieme a Caicedo, che però possono cadere in un attimo nel blackout.

Oramai abbiamo capito che la Lazio ha sviluppato una dipendenza da Milinkovic, un perno imprescindibile, ma a questo punto  non bisognerebbe essere molto più precisi nella sua gestione? Caratteriale ed “energetica”.

Tutti sbuffiamo non vedendo figurare Sergej nella formazione, addirittura Yes We Lazio concentra la sua attenzione su di lui.

Il turnover ci sta, ci deve stare. I titolari non possono essere spremuti fino al midollo e qui torna in auge per l’ennesima volta il solito ritornello che si canta sempre. In estate si sarebbe dovuto provvedere a rimpolpare la rosa con un elemento di pari livello per non creare voragini in ottica di un’assenza del serbo.

E questo è un problema, perché si dovrebbe andare oltre i “big”, dovrebbero essere intercambiabili. Questo è un ecosistema funzionante.

Ancora una volta i troppi cambi si sono rivelati improponibili. Vavro,12 mln, è parente di Novaretti me ne sto convincendo. Eppure aspettavo la folgorazione sulla via di Damasco e mi domando se sia giusto o no continuare ad aspettare.

Cataldi
è tecnico, a volte talmente lezioso da sembrare inconsistente in un centrocampo che vede Berisha come compagno. Senza i titolari, stavolta subentrati in tempo, si sarebbe perso anche ieri.

Invece è stata vittoria che però ha evidenziato tutti i limiti di una rosa corta. Una squadra dannunziana e quindi destinata a rimanere in bilico tra grandi trionfi e l’insuccesso, tra rinnovo e logoramento. Inzaghi prova il turnover,  ci crede, forse si illude, ma la realtà è che se non si fosse affidato in extremis a Milinkovic e Luis Alberto, avremmo portato a casa acredine e rimpianto.
La Lazio è un ottima squadra per tornei da 7-8 partite, non per combattere su 3 fronti. I calciatori non sono macchine, soffrono umori, stanchezze, piccoli svarioni, il calo di concentrazione ed è in quel momento che dovrebbe esserci la panchina a garantire un ricambio.

La realtà dei fatti è che non c’è!

I soldi non comprano la felicità, ma comprano i piedi boni!

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