“Come fa ridere adesso pensarti come a un gioco
E capendo che ti ho perso
Ti scatto un’altra foto”. Tiziano Ferro
Il Diavolo è nei dettagli, quei dettagli che la Lazio, seppur avendo pienamente abbracciato la filosofia scozzese di un calcio sfrontato, non ha saputo gestire.
La fortuna si crea e si creano pure i dettagli.
Una sconfitta quasi più amara di quella a Salisburgo, una sconfitta che è arrivata dopo un match combattuto e mascolino.
Il trionfo dell’ orgoglio Celtic, è da imputare alle solite piccole distrazioni difensive, ma non stiamo qui a sentenziare nemmeno sui singoli interpreti.
Purtroppo i biancocelesti hanno un grosso neo, l’elefante nella stanza che non può essere ignorato; non riescono mai a sfruttare un momento positivo in una striscia positiva.
La palla è rotonda. La fortuna è una puttana, seduce ed abbandona.
La Lazio ha creato le occasioni, le ha buttate alle ortiche e poi…e poi la palla è rotonda… Quello che lasci diventa di un altro.
Un insieme di piccoli episodi che schiantano la vittoria meritata degli 11 di Inzaghi.
Ogni tifoso ha raggiunto una consapevolezza, ovvero che prima di esultare si deve attendere il triplice fischio.
Bella e traduttrice, mai affezionarsi al risultato.
Una squadra tirata su a forza di estremismi e fragilità, capace di brillare e di eclissarsi.
Ieri il buio è durato pochissimi secondi, ma sono stati proprio quelli, i dettagli piccoli e spietati, a distruggerci in una serata che nulla aveva da invidiare a quelle viste il giorno prima in Champions.
Tra la botta di fortuna e la fregatura, c’è solamente il tempo di un giro.
Arriva sempre l’incubo ed il cardiopalma; una partita è fatta di due tempi e come un boia, arriva il secondo.
Reti fallite, occasioni sprecate.
Non voglio condannare quello che ho visto, nella più totale bolgia, Parolo & Co. non avevano perso la testa, non avevano indietreggiato.
Non mi sento di condannare o elogiare i singoli, questi discorsi sono stati già fatti in abbondanza. Si fanno sempre dopo una sconfitta e quasi mai dopo una vittoria.
Stavolta non voglio condannare nessuno in particolare, senza Marusic è per me difficile trovare la “vittima” del mio sfogo.
C’è un elefante nella stanza, un elefante chiamato “trasferta”. Piatto piange, la vittoria non si porta a casa da tanto tempo. Oltre l’Olimpico c’è il baratro.
Il pesante 2-1 del Celtic Park riduce le speranze in Europa League. Inoltre la striscia Inzaghi è nettamente in negativo, è una sequenza di mancate vittorie che arriva a 5 consecutive. L’ ultimo precedente risale al 2016, dove da gennaio a marzo Stefano Pioli era riuscito a fare 8 pareggi consecutivi in trasferta. Vai a vede’ fece meglio!
Ho ammirato la squadra, la tecnica la lasciamo ad altri io vedo il carattere, ma rimane in me sempre il senso di incompiuto.
La Lazio è una bella ragazza, coi capelli fatti, strizzata in un tubino alla Audrey Hepburn, con un bel paio di Louboutin ai piedi e le unghie sporche con lo smalto sbeccato.
Dettagli, quisquilie, ma forse nemmeno troppo. Sono donna, per me lo smalto è roba serissima.
La Lazio è un amante bellissimo, che ti fa innamorare e poi ti cornifica.
“E capendo che ti ho perso ti scatto un’altra foto”…