È doveroso parlare di lui, soprattutto per me che, lo devo confessare, invece che nell’eterno dualismo Ronaldo/Messi, ho vissuto in quello Ribery/Rooney.
Sì, lo ammetto: amo Ribery, anzi, lo stra-amo.
Sono stata per un anno a commentare sotto ai suoi post pubblicati su Instagram; “please come to Lazio”.
Lui approda in Serie A e se ne va a Firenze? Basta, non credo più nell’umanità.
Il marziano è arrivato su quel pianeta già esplorato da CR7 , insieme ad un altro marziano che vedevamo solo da lontano, Romelu Lukaku…. Ci stanno invadendo i marziani!
Ma stai a vedere che abbracceranno tutti la Serie A?!
E noi rimarremmo comunque con Adam Marusic!
Superfluo, ordunque, dire che a Firenze è arrivato uno dei giocatori più trionfanti nel calcio moderno. Tanto per dirne una, ha vinto 9 Bundesliga, un assoluto record in Germania.
Il francese per tre volte è salito sul trono come giocatore dell’anno e per una volta da giocatore europeo dell’anno.
“Beh, ma ormai è vecchio!”. Ma vecchio a chi?
36 anni sono tanti in un mondo ossessionato dall’eterna giovinezza, dove a 18 sei un pupo e a soli 28 cominci già ad essere considerato âgé, ma Franck Ribery ha dimostrato di non temere la sfida lanciatagli dal tempo.
FIRENZE
Prima di conoscere e scegliere la sua nuova destinazione, il campione non è rimasto in panciolle, anzi, non si è mai fermato. Perché questo fanno i “grandi”: non arrivano mai, sbracciano per guadagnarsi la titolarità.
I “grandi” sanno che nulla gli è dovuto, basta prendere ad esempio Miro Klose, o Cristiano Ronaldo.
L’arrivo di Franck Ribery alla Fiorentina è stato sottovalutato dai più; dagli addetti ai lavori e tifosi di altre squadre.
Lasciatemi dire che o non si capisce un c***o di calcio, o non si conosce Ribery.
A non sottovalutarlo, anzi, ad aver steso tappeti rossi al suo arrivo, è stata la società gigliata.
Franck è senza tempo, ha vinto tutto, appartiene ad un calcio nostalgico, quello che andava a guardare i piedi prima di urlare al “fenomeno” e quando lo aveva urlato, allora lo eri per davvero.
Un calcio meno cinico e calcolatore, uno che non guardava solo il numero sul tabellino dei marcatori.
Franck è l’iconica figura di un calcio dimenticato, nonostante questo però, riesce a reinventarsi ad essere l’anello di congiunzione tra il romantico ed il moderno.
Sbarcando in Italia ha accettato la sfida più grande: rimettersi in discussione.
L’ammirazione che avrebbe suscitato non era in dubbio, che avrebbe fatto bene nemmeno, ma avreste mai immaginato una roba del genere?
Due reti da cineteca da nelle ultime due gare di campionato, contro il Parma e l’Atalanta, guadagnandosi anche le luci di San Siro (opposto al Milan).
Non male per uno che i cattivelli avevano etichettato “vecchia gloria”.
Avevo poc’anzi scritto che il calcio moderno vive nell’affanno, nella spasmodica ricerca del numero sul tabellino marcatori, cosa che stride quando si guarda un campione senza tempo in perfetto equilibrio tra passato e presente.
Non sono le reti la cosa importante infatti, Ribery ha incantato per le prestazioni. Chi non lo ha visto, non sa cosa si è perso e non ve lo posso raccontare.
Parlando della sua età, era stato proprio Franck stesso a dichiarare: “Io vecchio? Sì, ma sono arrivato affamato”
“Butterfly Effect”
Non è un caso che la squadra abbia trovato una sua identità. Badelj, lontano dalla panchina di Simone Inzaghi dove stava facendo la muffa per scelte tecniche incomprensibili, è tornato il centrocampista tanto ammirato. Chiesa è rifiorito, come avesse aspettato per tanto tempo una nuova ispirazione e l’ avesse trovata al fianco di Ribery che lo ha preso sotto la sua ala.
“Mai avrei pensato di poter portare alla Fiorentina un giocatore come Ribery. Ogni volta che lo vedo dare consigli ai ragazzi più giovani mi commuovo. Campioni come lui fanno crescere tutti”.
Parola del Ds gigliato.
LA FIORENTINA DI FRANCK
36 anni, oltre 600 partite sulle spalle. Gli ultimi 12 anni li ha vissuti nell’ambiente competitivo del Bayern Monaco.
I dubbi erano più che leciti: la Fiorentina è una tappa prima di svernare visto il livello rispetto alla sua ex? Avrà la giusta motivazione lontano dai grandissimi palcoscenici?
Il campione è stato in primis il rilancio della società gigliata, il nome blasonato che tutti avrebbero riconosciuto all’istante.
In campo è un mestierante, uno che sa togliere le pressioni ai compagni e pur non essendo più una macchina da gol, è lo stesso fondamentale per la manovra offensiva, soprattutto quella di Chiesa.
Il carisma è sicuramente la sua carta vincente, soprattutto se sei leader nella squadra più giovane del campionato. Al Bayern Monaco infatti, era molto rispettato non solo in campo, ma anche nell’ambiente societario.
Franck non sarà un pretendente al Pallone d’Oro 2020, forse non sarà nemmeno capocannoniere della Serie A, ma gioca sicuramente ad un livello superiore. Un giuramento nascosto al talento e la sua estetica, roba estranea per la maggior parte di quelli che vengono definiti “campioni”.
Un regalo fatto dalla Fiorentina per i suoi tifosi, ma non solo, anche a tutti quanti noi che finalmente possiamo osservarlo da vicino.
AVE FRANCK!