La Lazio coi suoi difetti, un po’ sprecona, un po’ distratta, dopo l’amarezza in Europa League oramai quasi sfumata a meno che non ci sia un rimescolamento delle carte in extremis, ha lo stesso agganciato il terzo posto.
Non sappiamo quanto durerà, ma intanto sole, vino e trallallà.
Improvvisa fortuna? Improvvisa sorte benevola?
Un mix di fattori sapientemente agitato insieme quello che ha unito la proverbiale botta di c**o, il declino delle altre che avevano guadagnato terreno nei quartieri alti ed un ritrovato spirito vincente.
La Redemption Song di Simone Inzaghi suona di sottofondo a questa ripresa in quota.
Unico neo che non giunge come una novità, è la difesa.
Reparto che non ha mai offerto certezze, un’ ecosistema costruito sulla base di un unico giocatore da 10 in pagella e poi il vuoto.
In principio fu De Vrij, ora l’unica certezza è Francesco Acerbi.
Non si può parlare di sicurezze se estendiamo lo sguardo oltre il baluardo in retroguardia e notiamo i suoi accompagnatori.
Alternative in continua evoluzione, ballottaggi protratti nel tempo sino all’ultima rifinitura e poi dopo ogni partita, mille altre domande.
“Sarà stata la scelta giusta Tizio o Caio in questo match?”.
Inzaghi gioca a “carta vince, carta perde”, non ha mai dato punti di riferimento, ha avvicendato i suoi in un ciclo di gettoni presenza da Radu al rispolverato Patric.
Insomma, oltre Acerbi la retroguardia sembra non trovare pace.
Ogni partita fa storia a sé.
Leggiamo le formazioni, guardiamo in campo e la nostra confusione aumenta.
Nemmeno il mercato ha mai portato il vero titolare a posto fisso, l’ultima speranza Vavro al costo di 12 milioni, cifra esorbitante per il budget a cui Lotito ci ha abituati, al momento sembrerebbe l’ennesima scommessa persa.
L’alternanza tra panca e campo è figlia del turnover, fissazione del mister in questa stagione. Solo Adekanye non ne ha giovato ancora.
Adesso una domanda: ma qual’è la difesa titolare?
Semplice, non esiste.
Ogni interpretazione è lasciata libera alla personale fantasia.
Dimenticato un po’ nel cassetto il trittico Radu/Acerbi/Luiz Felipe che dava un minimo di stabilità emotiva a noi che oramai siamo in bambola, Inzaghi cambia spesso faccia al reparto davanti la porta di Strakosha.
Tornando un momento al trio di cui ho accennato poc’anzi, all’alba della nuova stagione era stato indicato dai più come “difesa titolare”, ma le presenze dei 3 insieme si è fermata ad un totale di 6 volte.
Consecutiva? Nemmeno a parlarne!
Era il pallino del tecnico piacentino e cioè avere un ampio ventaglio di scelte per non spompare del tutto i suoi ragazzi impegnati su più fronti.
Tante opzioni intorno a Radu-Acerbi-Felipe.
Le incognite però non restano mai celate molto a lungo.
Il romeno, dopo un primo tour de force in una settimana, ha iniziato ad accusare la fatica ed ha scombussolato i piani.
Luiz invece, il nome più caldo per un posto fisso, pian piano ha fatto spengere i riflettori su di lui e nelle ultime settimane ha perso continuità.
Così Simone Inzaghi più volte ha dovuto riscrivere la sua difesa schierando terzetti diversi.
Sembra che abbiamo 1.300 giocatori… No, no, sono sempre gli stessi 5+ Patric, rimescolati.
Proprio la scelta di Patric come terzo interprete difensivo, aveva io infastidito i più, ma la decisione parrebbe azzeccata e non a caso la sua media voto nelle ultime giornate è schizzata ad un meritato 6.
Non sarà molto, però per uno abbonato al 4 è una sufficienza onesta.
Inzaghi non si nasconde dietro ad un dito e cerca un alibi al vizio di prendere gol alla stessa velocità in cui Patric che posta una foto su Instagram.
La Lazio si crea tante occasioni, ma allo stesso tempo concede troppo spazio agli aversari.
I famosi momenti di blackout, almeno quest’anno, sono imputabili ad una difesa ballerina e confusionaria?
Sarà che di tanti vestiti indossati, la retroguardia non trova quello cucito addosso?
Chi dovrebbe porre rimedio, spero sia in ascolto.
Igli ci sei? Se ci sei batti un colpo!
Turnover e necessità virtù, ma se togliamo dall’equazione l’Europa League, rimarrebbe in primis il campionato e più defilata, per numero di gare, la Coppa Italia.
A questo punto l’alternanza potrebbe sfumare e rientrare nei ranghi, da una parte i titolari, dall’altra la panchina.
Mi disse un giorno un vecchio saggio non tanto vecchio: “Ricorda Cris, la vita è totale confusione”!