Siamo 3 in classifica… Festeggiamenti… Evviva, evviva, rallegriamoci.
La storia insegna però l’amara verità e cioè che da un piedistallo si cade facilmente. È un po’ quello che possiamo dire guardando i fantasmi delle stagioni passate, in ultima battuta ad esempio, potremmo citare la debacle di Crotone.
Un mix di stanchezza ed infortuni che concluse malamente una cavalcata condotta tra le più rosee aspettative.
Approcciarsi alle due prossime giornate di campionato, significa per Inzaghi iniziare a meditare sui suoi ragazzi.
Prima l’Udinese, poi la Juventus, e terza la sorpresa Cagliari.
Questo piccolo preambolo, ci permette di volare alto con la fantasia e ci convince che, una volta affrontata la corazzata di Maurizio Sarri, forse il cammino diventerà più agevole. Che forse, battendo anche la rivelazione del campionato, tutto sarà più facile.
Ma i cruccio rimane: se la Lazio vuole davvero arrivare in Champions, ha necessariamente bisogno di qualcosa.
Come sopravvivere ai venti e gli eventi?
La rosa basta, ma non avanza. Il mercato basta, ma non avanza. Inzaghi basta, ma non avanza.
IL DIFFICILE MESTIERE DELL’ ALLENATORE
Abbiamo parlato mille volte delle figure cruciali in un club calcistico, dapprima il presidente, poi il DS e per ultimo nelle gerarchie scritte sulla carta, il mister.
Tre versioni di una stessa storia, un perfetto connubio di interessi che si fondono in un solo obiettivo.
Visto che le gerarchie non mi sono mai piaciute, inizio con la persona per me più importante: l’allenatore.
A Simone Inzaghi l’arduo compito di consegnare la maglia titolare ai più meritevoli. Lo sta facendo, basta pensare all’ultimo uomo riportato in grande spolvero, Patric che finalmente ha trovato una sua dimensione.
Contro tutti i pronostici, l’ha trovata come terzo nella difesa a tre.
“Ao’ ma nomini sempre Patric?”
Eh sì, perché alla sua rinascita ci tenevo particolarmente, perché sono una che difende in primis la garra e poi i piedini raffinati.
Intendiamoci, non che mi facciano schifo, non a caso sono una tra le più convinte “Milinkovic Lovers”, ma amo quei giocatori che non perdono tempo in inutili virtuosismi da scuola calcio.
E qui come fa il vento, mi taccio.
Ogni riferimento a persone realmente esistenti e titolari, è da ritenersi puramente casuale.
LA SOCIETÀ
Inzaghi però, pur sapendo spolverare gli oggetti smarriti, non riesce a mettere una pezza tanto grande sui difetti.
Anche perché poco aiutato forse dalle caratteristiche di alcuni interpreti, troppo devoti ad una certa libertà personale.
La chiamo “libertà personale” perché è una maniera assai più elegante per dire che, certi elementi in rosa, hanno gravi lacune.
Tecniche in primis, poi sul tenere la concentrazione per 90 minuti.
Adesso sarebbe il momento per riattaccare col solito disco rotto che canta la strofa del mercato invernale, la solfa trita e ritrita del difensore davvero forte.
Affetti dal Vavrismo, qualcuno ci dice di aspettare e di lasciare tempo al tempo, ma il campo parla. Al momento ha confessato che a pensare male, non si fa poi torto.
Cosa può fare il mister per portarci in Champions?
Strada facendo Inzaghi potrebbe pagare caro l’utilizzo di alcuni elementi.
Ma Inzaghi, Inzaghi cosa può apportare o togliere alla squadra? Parlo di Inzaghi persona, non solo tecnico, di Inzaghi come essere pensante e non come lo vediamo noi, ovvero uno che butta giù un disegnino con 11 nomi.
In parole povere, cosa potrebbe fare Inzaghi per portarci in Champions?
Abbandonare in un cassetto le idee innovative. Mi spiego meglio, seppur difficile, forse la formazione, soprattutto la linea difensiva, dovrebbe trovare una sua stabilità. Mettere in campo, per quanto sia possibile, sempre gli stessi interpreti finché stanchezza non ci divida.
Cosa può fare Igli per portarci in Champions?
Igli è sicuramente la figura più controversa in questa era Lotitiana. Per chi lo esalta come abile ds capace di scovare grandi talenti a basso costo, c’è chi lo accusa di prendere solo rimanenze di magazzino.
Per ogni Milinkovic, Anderson, Leiva, ci siamo ritrovati i Perea, Morrison, Marisic, Positiga, Kakuta, VAVRO (12 milioni).
La nuova scommessa? Raul Moro, nuova dopo aver capito che Bobby Adekanye avrà vita breve.
Cosa può fare Igli per portarci in Champions?
Finirla con le scommesse sul mercato.
Meglio la gallina oggi o l’uovo domani?
Caro Tare, l’umanità si interroga sul quesito dall’alba dei tempi.
Basta prove, esperimenti, basta fare sempre gli stessi errori a giugno, a gennaio, perpetrando in assurde convinzioni che vorrebbero giustificare l’esborso per Denis Vavro.
Cosa può fare la squadra per portarci in Champions?
Smetterla coi blackout, con le piccole e sanguinose disattenzioni.
Più facile a dirsi che a farsi e non so nemmeno quanto questo ultimo punto sia correggibile.
Una parte di me se lo augura, soprattutto per i vari Vavro, Berisha a mezzo servizio e via dicendo.
E me lo auguro perché con un margine di errore molto più basso, forse e dico FORSE, il gap tra panca/titolari non ci sembrerà poi così incolmabile.
Alla fine della fiera, c’è solo un punto importante sul manuale di sopravvivenza per arrivare in Champions. Un punticino banale a dirsi e difficile a farsi: restare tra i primi 4 posti in classifica.
Magari sperando che la fortuna ci assista facendo peggiorare le altre.