Non è stata forse la partita della vita, non è stata una finale di Champions League, ma, come accadde al San Siro contro la Milano rossonera, un altro tabù è stato infranto. E sabato sera lo ricorderemo ancora per moltissimo tempo. Questo match diventerà il metro di paragone.
La Lazio fa la storia , ancora una volta, in mezza stagione.
Dopo 16 anni tramortisce la Juventus all’Olimpico.
Perché alla fine della fiera, il tabù non è altro che un divieto buttato lì per essere infranto. Come si infrange?
Quando questo diventa quasi stregato, quando si parla di calcio, di San Siro o di Juve all’Olimpico, di generazioni passate nel frattempo, non serve forse nemmeno la fortuna, servono le palle e servono quadrate.
Non conta solo il fine, ma anche il come e l Lazio lo ha fatto, lo ha fatto dominando, lo ha fatto davanti all’esteta per eccellenza, mister Sarri.
“Con la Juve finisce sempre a m***a”.
Questa era la lezione che avevamo imparato negli ultimi anni, non importava quanto la Lazio giocasse bene, contro la torinese si crollava sempre. Ad eccezion fatta per quella Supercoppa dove Murgia strappò loro il trofeo con violenza.
La Vecchia Signora col suo red carpet, il suo parterre infinito di nomi grandi, grandissimi, Cristiano Ronaldo su tutti, si fa male.
Non è bastato il “marziano”, anzi, al primo gol siglato proprio CR7, i biancocelesti non perdono la testa ed inizia così un moto silenzioso di rivolta che raggiungerà l’apice con la rete del pareggio. Inatteso Luiz Felipe.
E lì tutto cambia.
Abbatte e spazza via le robustezze della gang di Sarri.
Una lezione di carattere; semplice, così come la si racconta.
Ed è proprio Stefan Radu a sottolineare una squadra che sta pontificando sulla tempra.
Perché noi 300 milioni sul mercato non li abbiamo spesi.
La vince sul gol di Luiz Felipe, il pareggio è indigesto e nella ripresa conferma che le serate di certi giocatori iniziate bene, di certo andranno meglio.
Quello che fa Milinkovic è roba da “marziano”. Roba per quelli che hanno fatto un giuramento segreto col “talento” riservato a pochi eletti. Una roba che fa riconoscere a Cristiano Ronaldo un suo pari. Perché tra alieni ci si riconosce.
Quando vedo tanta bellezza, mi rendo conto che il troppo non stroppia, quando vedo cotanta bellezza, prenderei a schiaffi uno ad uno quelli che spesso lo hanno accusato di essere “svogliato”.
Quando vedo cotanta bellezza, rispondo ad una domanda senza che nessuno possa replicare: vale molto più che 100 milioni.
Anche i titani crollano dal loro cielo fatto di Scudetti, di finali di Champions League.
È Felipao Caicedo, come il solito l’uomo che non ti aspetti e che entra in campo quasi per caso, a fare cadere a terra loro; i giganti.
Le urla provenivano dall’ Olimpico, ma echeggiavano per tutta Roma: la Lazio aveva rotto un altro antico tabù.
16 anni dopo.
Sono stati gli “uomini” a far piovere i “giganti” .
È stato il carattere, le palle quadrate.
Perché noi 300 milioni sul mercato non li abbiamo spesi!