Oggi mi domando ad onor del vero, perché io sono molto onesta e non antilotitiana militante come qualcuno mi accusa, se Claudione c’ha sempre avuto ragione. O meglio, se ha avuto ragione da luglio ad ora e per una volta ha raccontato i fatti senza abbellimenti.

Nel garage c’è una Ferrari?
Se ripenso alle dichiarazioni sbandierate ai quattro venti, alle promesse, alle ambizioni, mi accorgo dell’elefante nella stanza: l’Europa League.
Ad onor del vero e lo ripeto perché mi piace dirlo, nessuno tra presidente, ds, allenatore o calciatore, aveva mai menzionato il torneo. L’unico e solo obiettivo è sempre stato il raggiungimento del quarto posto.

In questa visione delle cose allora devo dare ragione a Lotito nonostante il non-mercato e rimango con la speranza di fare i botti, come si usa dire, la prossima estate con il piazzamento Champions in tasca.

Ma perché dovrei ascoltare Lotito?

Per una storiella che c’è stata propinata per un  tempo immemore, un’ottica di insiemi che pianifica il salto di qualità in maniera impercettibile, fatto a piccoli passi e non sgasando sull’acceleratore.
Dopotutto non è che sopra ad una Ferrari devi sgasare per forza.
Lo so, i piccoli passi sono davvero piccoli, calcolando che molti di noi sono diventati canuti nel frattempo.
La Lazio arriva sempre al suo top, poi crolla e ricomincia il ciclo da capo.
Intanto le stagioni passano, il biondo sfuma, l’acne scompare e tra poco questo discorso lo farò da una panchina mentre urlo “a regazzi’ mo’ ve lo buco ‘sto pallone!”.
Ma la storiella dei picchi e degli abissi, è destinata a ripetersi con una cadenza più precisa della rata del mutuo.

Dunque, arrivo al punto cruciale. Cosa è cambiato quest’anno?
La domanda vera che mi faccio è : Cristi’ perché sei tanto ottimista?
Appurato e non negato il fatto che sono assolutamente sobria mentre sto pigiando sulla tastiera, quest’anno qualcosa è cambiata soprattutto nel presidente.

È infatti Claudio Lotito ad aver dato una forte scossa ai suoi calciatori.
È la prima volta in tutta la sua era che i big vantano un tetto ingaggio da veri big, tra adeguamenti continui e bonus.
Quest’anno Claudio Lotito ha deciso di blindare i suoi gioielli inserendo anche la neo approdata in Italia clausola rescissoria. Un cambiamento rispetto al passato, quando l’interesse rivolto ai pezzi di pregio, orbitava solamente intorno ad una plusvalenza stellare.

“A mano a mano”, spesso la politica del passetto avanti e dei due indietro, una politica che forse poteva essere dimenticata almeno per un anno.
Per provare a vincerla questa Europa League.
Ma se di cambiamenti si parla, continuo a ripetere che ci sono stati.

Si sarebbe potuto fare il salto di qualità?
Quel non dover essere vittima dell’apprensione, quel non dover scegliere in quale causa spendersi?
Certamente,  penso che la Lazio sia un club economicamente sano, grazie anche a Lotito , i tempi dello stento sono passati consegnando di fatto alla dirigenza il potere di compiere il grande passo avanti.

Eppure la società ha continuato a perpetrare la filosofia inculcata da anni: “chi va piano va sano e va lontano”…. Magari arriva pure in Champions.
In una Serie A che oltre Inter e Juve non ha visto acquisti galattici, forse il sor Claudione s’è guardato intorno capendo che, con piccolissimi aggiustamenti, la Ferrari avrebbe potuto correre in pista.
E forse aveva già deciso in estate di perseguire un obiettivo unico, il quarto posto, abbandonando quello internazionale.
Diciamoci la verità; l’Europa League non ce l’ha mai promessa nessuno.

Dobbiamo abbracciare la consapevolezza di chi siamo davvero, senza voli pindarici. Incazzarsi per aver scagliato dal Cluj e poi scrollare le spalle.

Vedere che non siamo e mai saremo il Barcellona, ma bel gioco o brutto gioco, ciò che importa è essere terzi in classifica.
Rodersi il fegato, poi godere per aver fatto i grandi con le piccole.

I grandi con le grandi.
Forse anche noi un po’ siamo cambiati.

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